Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Un Avati minore, senza ombra di dubbio: la parte da protagonista affidata a De Sica è certo nelle corde dell'attore, ma probabilmente non in quelle del regista, che come (quasi) sempre scrive anche il suo film. Burino mascherato da elegante membro dell'alta società, truffatore fatto e finito travestito da esponente di spicco della finanza, De Sica/Baietti è specchio dei tempi che corrono, emblema della crisi economica e di valori in atto, ma rimane costantemente ancorato a situazioni macchiettistiche e non sembra riuscire mai a schiodarsi da ovvietà e piacionerie (le prime limiti di sceneggiatura, le seconde di recitazione). Bravi anche i co-protagonisti ed i comprimari: la Morante come sempre, ma anche Zingaretti, Battista, Quartullo, la Rome ed il giovane Nocella. Ma dove porta questo Figlio più piccolo? Esattamente dove ci si aspetta che porti: il cattivo che viene punito, il buono che viene premiato, in un lieto fine dal retrogusto decisamente amaro, ma pur sempre lieto in sostanza. Musiche di Riz Ortolani. 5/10.
Imprenditore romano sull'orlo del fallimento intesta tutte le sue società al figlio che non vede da vent'anni, cioè da quando è nato; il ragazzo è ingenuo e pensa sia una riappacificazione in grande stile: troppo tardi si accorge di aver firmato il passaggio di proprietà di 55 milioni di euro di debiti. Intanto la ex moglie è ancora innamorata del truffatore, che però sta per risposarsi con un'altra.
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