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Il figlio più piccolo

Regia di Pupi Avati vedi scheda film

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La recensione su Il figlio più piccolo

di will kane
4 stelle

Si parlava da un bel pò della "conversione" di Christian De Sica a ruoli e copioni più seri che lo facessero uscire dalle collaudate ma rigide regole degli annuali cinepanettoni:ed ecco la prima parte meno plateale, diretto da un regista specializzato a riverniciare di nuovo la carriera di interpreti estratti da generi corrivi o tradizionalmente demoliti dalle recensioni, capitò in passato ad Abatantuono, Boldi, Greggio. E Pupi Avati, si sa, ha un punto di forza riconosciuto nella direzione degli attori. Mentre un limite che gli ho spesso riscontrato è l'approccio anche troppo "da camera" delle storie che racconta, quella discrezione che frena un bel pò il potenziale pathos del narrato. "Il figlio più piccolo", se nelle intenzioni vorrebbe che lo spettatore si indignasse per l'impari rapporto tra un trafficone spudorato e la sua famiglia di vittime lontane ricercate per metterle di mezzo in un intrallazzo sporco, si lascia andare a troppe ellissi senza sbocchi e qualche trasandatezza della messinscena di troppo( il furgone del viaggio finale che inspiegabilmente ha le auto alla stessa altezza? e come mai quando parte è bianco sporco e all'arrivo verde scuro?sono passati da dentro un carrozziere nel frattempo?); e il coro di maneggioni dipinti come burini che adoperano un tracotante romanesco calcatissimo è disegnato fin troppo grossolanamente per convincere. Tra gli attori, non sembra questo il film che ridisegnerà la carriera di De Sica: non è male, ma cede non poco ad un comodo istrionismo che mal si combina con alcuni sporadici sussulti di dignità ritrovata di un personaggio un pò messo lì;molto meglio l'ex-frate asessuato di Luca Zingaretti, infido e rigido senza alcuna concessione "piaciona" da parte di un interprete capace di spaziare dall'ironia alla durezza con sapienza espressiva. Nel complesso un tentativo di commedia amara dove le buone intenzioni non compensano una satira dalla dentatura troppo smussata per far male davvero.

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