Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Ridurre corruzione e malaffare a cialtroneschi ceffi, tende quasi a folclorizzare un fenomeno ormai dilagante a ben più seri livelli.
Ed opporre, sempre pittorescamente, al sistema, una mamma “scemina” ed un figlio un po’ “ingenuo”, più che commuovere ed indignare, indispone.
Mi aveva incuriosito, ancor più del film in se, dico la verità, questa presunta versione “seria” del De Sica cinepanettonaro. In realtà, il guitto parolacciaio, forse ci prova pure, o magari è Avati che tenta di disegnarlo diverso, ma lui sgambetta nervoso come chi affronti per la prima volta l’acqua alta e si rifugia sereno, appena può, in un rassicurante istrioneggiare di quart’ordine. Esemplare la faccia loffia che ci ammannisce alla fine, dal balconcino di casa che delimita i suoi (ahinoi soltanto cinematografici) arresti domiciliari.
M’incuriosiva anche “il figlio più piccolo” che, comunque, al di là di un diligente compitino, non ci offre certo modo di esaltarci.
Per il resto figure e figuri sopra le righe ruvidamente o ruffianamente disegnati, (la Morante per tutti).
Insomma, il trailerista m’ha fregato anche stavolta, e comincio a credere che sia una battaglia persa la mia… qualcosa mi ha intrigato però: la sceneggiatura splatter/trash, imbastita dal buon Baldo (col sogno cinematografico nel cassetto di ogni studente modello del DAMS), era di gran lunga più coinvolgente del canovaccio a cui si appende Pupi Avati e fa curiosamente il paio con la sceneggiatura vampiresca vagheggiata dall’altro figlio dell’almodoroviano Gli abbracci spezzati… insomma… e dategli carta bianca a questi sogni di adolescenti entusiasti! Magari è la volta buona che non ci si addormenta in sala!… J
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