Regia di Laurent Tirard vedi scheda film
C'erano un bel pò di motivi per cui questo film attirava la mia benevola attenzione. Ne citerò alcuni. Prima di tutto una ragione "indotta" e che va oltre la qualità del prodotto. E cioè la distribuzione che reca l'etichetta BIM. Ebbene, la BIM è la "casa" attualmente numero uno in fatto di film validi e di qualità nell'ambito della presente stagione. La BIM ha infatti il merito e il vanto, nonchè l'onore, di avere in catalogo due film di recente distribuzione che sono tra i più belli di sempre fra quelli usciti nelle nostre sale: "La bocca del lupo" (autentico "caso" a parte nella cinematografia nazionale) e soprattutto "Il profeta" (del quale posso affermare che trattasi di uno di quei capolavori assoluti che possono anche cambiare la vita ad un appassionato cinefilo). Chiaro dunque che il sottoscritto ha un occhio di riguardo verso i prodotti recanti la scritta "BIM" sui loro manifesti. Anche se poi resta comunque confermato altrettanto interesse da parte mia nei confronti di tutte le altre compagnie di distribuzione indipendenti italiane: Fandango, Lucky Red, Teodora, Bolero, Mikado, Archibald. A chiunque lavori in ognuna di queste realtà va tutto il mio affetto e la mia incitazione a continuare. In secondo luogo, ha giocato il suo ruolo il mio amore appassionato verso il cinema francese, di qualunque genere. I nostri cugini d'oltralpe hanno ampiamente dimostrato (da "Martyrs" a "Un prophète", da "Una top model nel mio letto" a "La classe", da "Nemico Pubblico n.1" a "Stella") che la loro cinematografia è al primo posto tra quelle europee (e secondo me non solo europee); loro in qualunque genere mettano le mani (horror, noir, thriller, commedia umoristica, commedia sentimentale) riescono a fare miracoli, con budget che suppongo non poi così superiori ai nostri, confermando che è solo questione di talento e di cultura, oltre che -naturalmente- di idee. Mettiamo subito in chiaro una cosa: questo film non è nulla di eccezionale. E' un "filmetto" senza particolari qualità che lo rendano indimenticabile. Ma ha dalla sua una carta vincente. Quel tocco leggero, disincantato, ma al contempo popolare e un pò retrò, che ne fanno una pellicola da seguire col sorriso stampato in volto dalla prima inquadratura all'ultima. Ho appena detto che non è nulla di memorabile ma....siamo obbiettivi e guardiamoci intorno. Rispetto alle altre uscite contemporanee in sala, se ci soffermiamo sulla "nostra" comicità in forma di commedia umoristica (leggi"Vanzina"), ecco che "Nicolas" al confronto ci appare degno dell'Oscar. Due film che, sulla carta, dovrebbero far ridere. Uno è una commedia garbata dal simpatico sapore vintage. L'altro è una roba che ha la sua vetta d'eccellenza in un Brignano che si esprime a colpi di "'A gran fijo de 'na zoccola!". Eh sì, noi italiani abbiamo un nostro "stile" in fatto di commedia, non c'è che dire. I francesi campioni al box office con una commedia stra-popolare eppure aggraziata e venata di malinconia come "Giù al nord". Noi italiani vincenti al botteghino con Neri Parenti, Pieraccioni e Veronesi. Mi viene da vomitare: ve lo dico dal profondo del cuore di un anziano cinefilo. Già i titoli di testa ti mettono di buonumore, con la loro veste grafica, irresistibile per semplicità, creatività e buon gusto. Ma poi, di colpo vieni catapultato in un'atmosfera che io definirei "dei pantaloni corti". Un'atmosfera e uno sfondo scolastico che non possono non evocare due pilastri cine-letterari che hanno formato quelli anziani come me: il mitico "La guerra dei bottoni", vecchissimo film che pare tutti abbiano dimenticato, e anche quel "Gian Burrasca" che ha "formato" innumerevoli generazioni di lettori. E non è un caso che entrambi i lavori citati appartengano ad un passato che ora ci sembra remoto. Perchè questo film che, in mancanza di precise indicazioni si suppone ambientato ai nostri giorni, genera una forte percezione vintage che lo avvolge deliziosamente, tanto che ad un certo punto l'impressione è quella di assistere ad una storia fuori dal tempo. A questo proposito, mi viene alla mente l'osservazione letta su Film Tv, dove -pur recensendo positivamente la pellicola- le si muoveva la critica d'essere ancronistica in quanto portatrice di un'idea di universo infantile troppo lontano da quello attuale. Beh, mi pare chiaro che si tratta di una scelta voluta e di cui sceneggiatori e regista sono ben conspevoli. Anzi, io ritengo che questo clima "anni 50" sia proprio il punto di forza, e ciò che lo carica d'una suggestione surreale ai limiti del fantastico. E qui siamo al punto. Questo modo ingenuamente infantile, questo sguardo "fantastico" sull'universo e sul quotidiano, non è che vi ricordano qualcosa? A me sì. "Il favoloso mondo di Amèlie", un film che ha influenzato l'immaginario di svariati sceneggiatori e registi; un film che ha ottenuto premi e riconoscimenti, ma a mio avviso non abbastanza e che meriterebbe una adeguata rivalutazione, proprio per quel suo sguardo fiabesco aperto sul quotidiano che mi pare molto stimolante, soprattutto considerando che questa "chiave" si fonde con quel tocco di leggerezza che solo i cineasti francesi sembrano possedere. La storia narrata nel film è piuttosto esile, e pare più che altro un pretesto per raccontare un universo di bambini e il loro personalissimo sguardo sul mondo degli adulti. Ed è bellissimo, quasi purificatore, immergersi in questo mondo in cui sono rappresentate varie tipologie e caratteri infantili, dalla piccola canaglia al mangione compulsivo, dal genietto antipatico allo svagato cronico, tutti raccontati con un garbo sapiente, con pochi tocchi leggeri ma efficacissimi, sortendo macchiette davvero divertenti, e giocando benissimo su elementi di per sè risaputi e "poveri" che non ci dicono (volutamente) nulla di nuovo, giacchè a questo tipo di storie non si chiede certo d'essere innovative; si richiede loro invece di evocare sapori e situazioni che declinano al passato, unendo il registro umoristico a quello lievemente nostalgico-malinconico. Il film racchiude anche un sentito omaggio a Renè Goscinny (proprio lui, l'autore di Asterix e del mio amatissimo Lucky Luke!) che per i francesi rappresenta un'autorità suprema in materia di letteratura per l'infanzia. E non a caso tra gli sceneggiatori dell'opera compare anche il nome della figlia, Anne Goscinny. E d'altra parte l'idea del film parte proprio da una serie di racconti, popolarissimi in Francia, scritti dallo stesso Goscinny, con protagonista, appunto, "il piccolo Nicolas", personaggio in cui l'autore metteva molto di sè e delle proprie esperienze, contribuendo a "formare" piccoli lettori francesi di diverse generazioni. Due parole sul cast. Sorvolando sui bambini che sono tutti davvero molto abili nel definire le varie caratterizzazioni, solo una notazione speciale per Nicolas, cioè il piccolo protagonsita Maxime Godart. Intanto i genitori. La mamma è Valerie Lemercier, attrice notissima in Francia, ma ancor più noto in patria è Kad Merad (il padre) consacrato agli onori della grande popolarità dal film campione d'incassi in Francia "Giù al nord". La comicità di Merad è molto particolare e legata innanzitutto al suo viso buffo e capace di assumere molteplici atteggiamenti e forme, come si può vedere benissimo nella sequenza in cui, a tavola, si mette ad improvvisare uno show per far sorridere il figlio. Da segnalare un breve cameo di Michel Galabru, attore veterano ormai quasi novantenne, qui nelle vesti di un bonario Ministro dell'Istruzione. Ma ho tenuto per ultimo il volto più interessante del cast. Nel ruolo di una giovane maestra apprensiva troviamo una splendida Sandrine Kiberlain. Affascinato dalla sua femminilità elegante e ricercata, ho indagato su internet, scoprendo su di lei un paio di curiosità. Si tratta della moglie del bravissimo VIncent Lindon (l'istruttore di nuoto nel capolavoro "Welcome"), e inoltre la bella Sandrine da qualche anno si è dedicata anche alla musica come cantante pop, realizzando due cd che in Francia hanno venduto parecchio. Il film procede per accumulo di gag e situazioni che ne rendono leggera e piacevolissima la visione. Si potrà anche obbiettare che la struttura del film è gracile. E' vero ma, in un'epoca in cui (nel cinema come nella vita) siamo assediati dalla furbizia e dall'artificio calcolatore, vedere un film come questo che della purezza e dell'ingenuità fa dei marchi di fabbrica, non può che farci solo bene.
Voto: 9
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