Regia di Maya Deren vedi scheda film
Il tempo è una struttura malleabile, che, nell'intorno di ciascuno, si dilata o si contrae secondo le nostre momentanee inclinazioni. Nella scala universale, si presenta come un formicolante aggregato di istanti, di tanti microcosmi impegnati a ruotare su stessi. L'inesorabile ciclicità delle nostre storie relativizza l'importanza di incontrarsi o di lasciarsi: nella vita ci si avvicina e ci si allontana come in un minuetto, come in un sistema vorticante di tanti girotondi, e a dirigere i rapporti umani è una successione di temporanee complicità. La provvisorietà non attenua, però, l'intensità della gioia e la profondità del dolore che caratterizzano ogni nuovo inizio ed ogni nuova fine, perché per tutti noi - e in ciò consistono i corsi e ricorsi esistenziali – è sempre come se ciò ci capitasse per la prima volta. "Ritual in transfigured time" traduce questa visione della vita in una serie di moti oscillatori e rotatori, con sequenze ripetute ed un montaggio da capogiro che fa volutamente perdere il senso della scansione temporale.
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