Regia di Kôji Kawano vedi scheda film
Trentanovenne sconosciuto regista nippo-macellaio, Koji Kawano è un nome da ricordare di dimenticare! Del suo cinema qualche critico in vena di snobismo - indovinate chi? - ha scritto che siamo in una nouvelle vague da non trascurare, in realtà è un filmaccio border-line tra esaltazione della carne (non in senso finto-mistico come Martyrs) e perversione genitale all’odor di vagina. In tempi che sembrano remoti, Gerard Damiano collocò con ben altra allure la rosata cavità tra le fauci capienti della pornostar che si fece suora; in tempi recenti David Lichtenstein ha estratto dal mito della vagina dentata il bel Teeth; Kawano, al contrario, è rimasto in cucina, regalando agli spettatori un film che vorrebbe scandalizzare ma riesce solo a disgustare.
Sulla trama
Una giornalista indaga sul conto di un ristoratore che, a quanto pare, miete un successo favoloso con i “ravioli paradisiaci”. La donna sospetta che il ripieno succulento di questi sia fatto di carne umana che il suddetto cuoco non si fa mancare, a giudicare da varie sparizioni di vittime finite a fettine e macinate. Certo, il ristoratore è un tipo poco raccomandabile e guai a dirgli l’origine del macinato, chi glielo fa notare deve fare i conti con un machete che l’energumeno brandisce tra le mani per tutto il film. Da dove abbia origine il sapore “paradisiaco” dei ravioli, lascio agli eventuali curiosi di scoprire. Non è difficile, ma è così facile che si stenta a credere che idiozie come Cruel Restaurant possano essere esportate. Naturalmente, per evitare agli utenti di perdere tempo con un simile butcher-cult, svelo l’arcano: il ripieno dei “ravioli paradisiaci” profuma perché c’è una ragazza che, in nome, di un’inesistente ricetta zen, nuda e con le gambe divaricate, spalma i bocconi uno per una sul suo “fiorellino”.
Nota: se proprio qualcuno vuole vedere questo film al ‘raviolo profumato’, può farlo: lo trovate in you tube diviso in clip.
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