Regia di Juan Josè Campanella vedi scheda film
Senza dubbio un bel film, forse appena troppo "presuntuoso" nella costruzione temporale che avrei preferito fosse stata un po' più leggera. Una bella storia che viaggia sul doppio binario della vicenda principale e di quella amorosa secondaria tra i due (bravissimi) protagonisti. L'incipit è già di per sè molto eloquente: una sofisticata scena sfumata/sfuocata in una stazione che si ritroverà poi verso il finale (in uno dei tanti su e giù narrativi). Da ricordare su tutto il complesso di sequenze che descrivono la cattura dello stupratore allo stadio: si parte dal cielo, visione aerea dello stadio di calcio di Buenos Aires, e da qui il regista da grande prova di stile e tecnica insieme, precipitandoci in dieci minuti di grande cinema, con la mdp che fa praticamente di tutto e di più, rendendo una tensione davvero notevole. Ben distribuite tensione e delicatezza, ben amalgamati ed esorcizzati entrambi amore e morte, quando alle scene più truci della vicenda il regista decide di accompagnare dolcissime e struggenti musiche per pianoforte e orchestra di sapore "bachiano". Una bella storia, volutamente paradossale nel finale ad effetto, e un bel ritratto dell'Argentina degli anni in cui ogni cosa, forse anche ogni amore, era possibile.
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