Regia di Vincent Patar, Stéphane Aubier vedi scheda film
Ricordate i soldatini di una volta, quelli con il piedistallo spesso, fusi in serie in qualche maniera? Bene, animati in stop motion eccoli protagonisti di Panico al villaggio. Ci sono un cowboy, un indiano e un cavallo... Allo scoccare del genetliaco del quadrupede i due amici decidono di fargli un regalo, e invece del solito cappello pensano a un bel barbecue. Solo che sbagliano l’ordinazione e tutto il paesello viene sommerso di mattoni! Non è che l’inizio di una storiella edificante ispirata a una serie celebre nel mondo francofono, inventata dai belgi Aubier e Patar e in origine destinata a un pubblico di piccini picciò. Panico al villaggio è stato presentato in selezione ufficiale al Festival di Cannes 2009 e ha recentemente vinto il primo premio al Future Film Festival di Bologna. Un successo francamente esagerato e immotivato, perché fatto salvo l’ottimo lavoro di animazione, le idee (di sceneggiatura) sono pochine, lo stupore (anche se si è piccini picciò) svanisce presto e si spera, chissà perché, nella sortita di un Wallace, di un Gromit, o di un Jacques Tati (!) per ravvivare la visione. Fosse stato un cortometraggio di capolavoro si sarebbe trattato, ma 75 minuti mettono a dura prova anche i benintenzionati.
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