Regia di George A. Romero vedi scheda film
Un Romero del tutto fuori forma dopo l'irripetibile exploit di Diary Of The Dead. Irripetibile perchè, in un certo senso, quel film segnava necessariamente la fine della cine-saggistica romeriana e, forse, del cinema stesso. Tutto ciò che di pregnante, di radicale e soprattutto di DEFINITIVO aveva da dire Romero sul cinema horror, sulla società post-capitalista, sul destino del genere umano e della sua coscienza politica nell'era dei mass-media "orizzontali", lo aveva già pienamente espresso in quel capolavoro. E così Survival rimana un'indecorosa appendice, che non ha solo il difetto di essere futile, ma anche quello di non coinvolgere minimamente lo spettatore. Infatti il copione denota confusione e crisi di idee, rastrella canovacci puramente western (la faida fra due capi-famiglia e i risvolti piscologici ed edipici, come nell'Uomo di Laramie, ma questa volta in salsa femminista) senza preoccuparsi di trasfigurarli come nei precedenti film di Romero o di Carpenter o di Walter Hill, e per due terzi di film non fa altro che accatastare decine di morti ammazzati, con un compiacimento assente nelle precedenti opere del maestro d Pittsburgh. La regia poi è incredibilmente inetta a caricare la vicenda di un qualsiasi pathos, e il pletorico e ridicolo finale suscita solo noia. Gli attori e le attrici sono impresentabili. Si consiglia a Romero una pausa di riflessione.
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