Regia di Samuel Bayer vedi scheda film
Stavolta giuro di non ammorbare chi mi sta leggendo con il mio consueto punto della situazione circa lo stato di salute dell'horror. Anche se la tentazione di affrontare il tema è forte...e allora mi limiterò a dire che, se si vuole superare la logica del popcorn horror movie e perseguire un cinema che abbia un minimo di "peso", le opportunità attuali per il cinefilo sono prossime allo zero, considerando anche che un'opera a mio avviso epocale come "Martyrs" non ha avuto imitatori e non ha ispirato nessun altro cineasta, dato il terreno troppo impervio e delicato che quel film aveva osato esplorare (in altre parole nessuno ha le palle per fare un altro film del genere). E allora attualmente l'unico cineasta in grado di farci divertire al cinema (mixando allucinazioni psichedeliche e suggestioni western) è Rob Zombie, che Dio lo benedica. Il resto sono solo inutili sequel e prequel. Diretti per lo più con la mano sinistra, con le solite facce da telefilm, e le solite soundtrack di hard rock mainstream. E anche questo prodotto medio che si propone di rinverdire i fasti dell'antico "NIghtmare" non è che sfugga alla regola. Nulla di personale che lo caratterizzi, regia piuttosto anonima, creatività nemmeno a parlarne. Non sono in possesso dei dati del box office (il film è uscito da pochissimi giorni) ma posso affermare che il "pollice verso" della nostra critica è stato unanime. Ciò detto, potremmo anche chiudere qui il discorso. E invece no. Perchè (sorpresa!) a me il film ha fatto divertire. Con moderazione e senza suscitarmi entusiasmi, però mi ha fatto trascorrere un'ora e mezza di emozioni già provate ma tutto sommato gustose. So di essere (la cosa non mi spaventa) in minoranza, ma se giudichiamo il film senza metterlo a confronto con altri, senza pregiudizi intellettuali, e armati della sola voglia di vedere piacevolmente reiterate delle classiche emozioni horror, beh, allora dobbiamo ammettere che -beninteso in un in un'ottica di horror popcorn movie- questa pellicola è dignitosa e funziona. Quello che conta è che bisogna accostarsi alla visione mettendo da parte la pregiudiziale del confronto con gli altri episodi della saga, sennò davvero è meglio scegliere di non vederlo nemmeno questo film. Se cioè uno si pone con eccessivo spirito da fan, troverà incongruenze inquietanti che potrebbero anche farlo imbestialire. Non è comunque il mio caso: ricordo che vidi il primo film della serie e mi piacque da morire, il secondo un pò meno e quelli successivi o li ho evitati oppure li ho visti ma subito dopo rimossi. Sembrano trascorsi anni luce da quel 1984 in cui Wes Craven, (padre legittimo del vecchio Freddy, nonchè autore intelligente e colto), realizzò il primo episodio. Craven è cineasta, è bene dirlo, di forte portata politica. Con quel film egli riuscì magistralmente a coniugare le pulsioni (anche sessuali) di libertà degli adolescenti americani col racconto della cattiva coscienza del tessuto sociale statunitense conservatore, in un corto circuto che esprimeva quelle tensioni ed inquietudini attraverso il linguaggio del cinema horror. La sua filmografia è vastissima, e comprende incursioni anche in altri generi (perfino uno strappalacrime con Meryl Streep!) e, oltre il celeberrimo Nightmare, va segnalata un'altra serie meno popolare ma sicuramente un supercult ("Le colline hanno gli occhi"). Cosa resta oggi di quel felice esordio? Poco. Forse solo la facciata esteriore. Il progetto-Nightrmare passando di mano in mano è andato svuotandosi e oggi lo ritroviamo affidato ad elementi che di quell'antico genio iniziale non possiedono nemmeno un grammo. Il regista Samuel Bayer proviene dall'universo dei videoclip (mentre Craven prima di dedicarsi al cinema insegnava filosofia!). Spicca poi, in veste di produttore, Michael "transformer" Bay. Il quale, ci tengo a dirlo, in compagnia di Luc Besson, rappresenta la mia bestia nera del Cinema: entrambi emblematici di un cinema avido, fatto solo per i soldi, e muscolare nella forma e nella sostanza. Ma torniamo al nostro film. Stavo dicendo che, non essendo io nè esperto nè fan della saga, lungi da me l'intenzione di comparare, fare le pulci, sentenziare. Sta di fatto che è singolare rilevare in un sequel certi dettagli modificati. Cito i due più evidenti. Nella ricostruzione del passato di Krueger, qui ampiamente sviscerato, vengono raccontati dettagli inediti che gettano una luce molto più torbida sulle origini del "mostro". Infatti veniamo a sapere che Freddy era il giardiniere dell'asilo e che, soprattutto, aveva il vizietto di molestare le bambine. E questa novità si accompagna ad un registro diverso con cui ne viene raccontata la personalità: un Freddy meno grottesco e beffardo e più cupo e morboso, meno ironico e più torvo. Poi c'è il fondamentale avvicendamento degli attori nel ruolo dello stesso Freddy. Io non sono informato su cosa abbia spinto il buon vecchio Robert Englund ad abbandonare la baracca e se lo abbia fatto in armonia o sbattendo la porta, quel che è certo è che è decisamente spiazzante (ai limiti dello sconcerto) vedere Freddy con un volto diverso. Tutto sommato il nuovo attore se la cava bene, però ci vorrà tempo per farci l'abitudine. A parte questo, comunque per il resto il copione viene rispettato, a partire dalla "solfa" della paura di addormentarsi che sennò arriva l'uomo nero con gli artigli. Certo non abbiamo a che fare con un'opera ambiziosa nè pretenziosa, eppure se noi la osserviamo in un'ottica da teen horror movie, dobbiamo ammettere che essa supera di qualche spanna diversi film analoghi di questo filone. E questo non tanto per la vicenda, che è quello che è, oramai acquisita, quanto per gli attori ed il tipo di recitazione. Qualcuno penserà che sono impazzito: molte delle recensioni stroncavano proprio questo aspetto del film. Calma, io non ho parlato di prestazioni formidabili, voglio solo dire che per essere un'operina di horror adolescenziale, le performance degli attori non sono per niente mediocri, anzi li ho trovati molto aderenti ai rispettivi ruoli e molto efficaci. Anche perchè poi, seppure immagino provengano tutti quanti dal solito "giro" dei telefilm americani, stavolta non abbiamo a che fare col consueto teatrino di palestrati e mignottelle. In particolare voglio segnalare il protagonista, quel Kyle Gallner che già si era messo in luce nell'altro horror dello scorso anno "Il messaggero" e che si sta facendo notare come volto giovane dell'ultima ondata hollywoodiana. Poi ci sono le due ragazze. Rooney Mara è un volto delicato e grazioso, e che dà vita ad un personaggio sofferto e dolente davvero ben interpretato (per sdrammatizzare: per tutto il film esibisce un'aria trattenuta e contrita che la fa sembrare una militante estrema di Comunione & Liberazione). E, proprio sul versante psico-estetico opposto, segnalo Katie Cassidy (sempre per sdrammatizzare: possiede un nonsochè di -mi si passi l'espressione- "zoccolesco" che me l'ha resa straordinariamente arrapante). Non posso esimermi dal segnalare, come brano tormentone del film, e in evidente contrasto col clima ansiogeno delle immagini, "All I have to do is dream", capolavoro di soavità pop firmato dai gloriosi Everly Brothers. Io non avrei altro da aggiungere, se non ribadire il concetto che, pur in ambito da "horror del sabato sera", il film si solleva sensibilmente da quello standard mediocre che ci si potrebbe aspettare da un prodotto di questo tipo. E non me la prendo più di tanto se ogni volta che uno dei ragazzi del film si assopisce scatta subito automatico lo sferragliare delle lame affilate di Freddy, e se i combattimenti che ne seguono sono ESATTAMENTE come uno se li aspetta (cioè noiosetti). PS: Se non ho voluto infierire su Freddy c'è un motivo. Ho addosso una certa stanchezza e mi sa che fra poco mi addormenterò: non vorrei mai ritrovarmelo di fronte...
Voto: 6/7
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