Regia di Kevin Greutert vedi scheda film
Un franchise al cinema sopravvive anche al suo protagonista. L’Enigmista, morto a poco più di metà della saga, per riuscirci aveva pianificato eredi svitati, giochi mortali e vittime bastarde future e trovato pure il modo di farci sapere che era un brav’uomo con una bella moglie (Betsy Russell, legata testamentaria del serial killer). E in fondo uno che inventa trappole e sfide perverse e geniali per carnefici in giacca, cravatta o tailleur e per ignobili criminali, troppo antipatico non ci è mai stato. Molto di più Darren Lynn Bousman, che ne ha annacquato nei capitoli 2, 3 e 4 (meglio, di poco, Hackl nel 5) la creativa e implacabile ferocia, James Wan con Saw aveva fatto un miracolo produttivo (l’incasso fu 100 volte il budget) e di genere, sembrava, per rottura di schemi e arti (e per il finale), un ritorno agli anni 70; Kevin Greutert qui ne ritrova lo spirito e inserisce la quinta, pardon la sesta, mettendoci dentro politica, rabbia sociale, vendetta privata che diventa giustizia sociale. Dopo Raimi contro le banche, Saw VI ci dice la sua sulla riforma sanitaria, contro le assicurazioni mediche infami. Bastano loro come orrori, tanto che lo splatter è confinato alla prima e all’ultima scena. Ma il lato oscuro di Sicko fa paura lo stesso.
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