Regia di Bruno Podalydès vedi scheda film
Quinto adattamento cinematografico dell'omonimo e celeberrimo romanzo di Gaston Leroux, Le Mystère de la chambre jaune è una pellicola in perfetto equilibrio tra libertà di trasposizione e fedeltà alla fonte letteraria. Il registro narrativo innanzitutto: se nel romanzo di Leroux l'indagine era immersa in un'atmosfera sinistra non priva di accenti gotici, nella riduzione di Bruno Podalydès l'inchiesta si svolge in una cornice giocosamente intagliata con situazioni buffe. Il dramma a tinte fosche si trasforma in una commedia poliziesca, insomma. Eppure questo alleggerimento di toni non va a scapito del mistero: pur virato in commedia, l'adattamento di Podalydès conserva inalterate la suspense e la galleria enigmatica del feuilleton di Leroux.
Nonostante calibrati spostamenti, la maggior parte dei dialoghi è rispettata alla lettera e la concentrazione spaziale del libro viene addirittura enfatizzata dalla pellicola, che sopprime ogni sortita dal castello per renderlo teatro esclusivo dell'azione. Colpo di genio: la trasferta americana di Rouletabille (interpretato da Denis Podalydès, fratello del regista) è suggerita da una piccola sfera nera adagiata su un trenino elettrico che prima sfreccia nell'erba e poi scorre su un complesso meccanismo a scivolo che la conduce alla traversata oceanica (rappresentata con una vaschetta in cui s'indovina la statua della Libertà). Alcune scene e personaggi secondari del libro vengono inoltre accorpati da Podalydès (anche sceneggiatore), che in questo modo ottiene una sintesi mirabile.
A guadagnarne non sono soltanto la concentrazione spaziale e la tenuta narrativa, ma soprattutto la competizione tra l'intraprendente reporter e il prestigioso ispettore Larsan (il carismatico Pierre Arditi), figura autorevole che ha un metodo investigativo assai diverso da quello di Rouletabille e che sembra padroneggiare la situazione con disarmante sicurezza. Quella tra il pimpante reporter e il sornione ispettore è una vera e propria gara d'abilità che svela il tema profondo del film e del libro: il duello tra intelligenze che si misurano con situazioni limite. Nel romanzo la sfida tra il giovane Rouletabille e l'affermato Larsan riecheggiava quella tra lo stesso Leroux e i suoi illustri predecessori (Edgar Allan Poe e Conan Doyle), mentre nel film si afferma come puro virtuosismo manipolatorio, come celebrazione del potere illusionistico della rappresentazione.
Ed è proprio in virtù di quest'ottica illusionistica che la pellicola si sottrae al calligrafismo e all'esercizio di stile: rendendo omaggio al maestro Alain Resnais (a cui il film è dedicato) e spostando l'ambientazione cronologica dal 1892 agli anni '30, Podalydès mette in scena con divertita leggerezza il gioco delle parti di tutti i personaggi. Ogni carattere recita il ruolo assegnato mostrando solo una parte di sé e celando qualche scottante segreto: la vulnerata Mathilde (Sabine Azéma) ha degli scheletri nell'armadio che costringono il promesso sposo Robert Darzac (Olivier Gourmet) a una reticenza sospetta, il fido domestico père Jacques (Julos Beaucarne) copre le scappatelle notturne di Madame Bernier (Isabelle Candelier) col guardacaccia Petit-Pied (George Aguilar) e persino l'ispettore Larsan non è privo di doppi fondi. Ritmo spigliato, risvolti burleschi e coup de théâtre a ripetizione fanno del Mystère de la chambre jaune di Bruno Podalydès (che si concede pure un cameo nella parte del medico che cura Mathilde) una deliziosa commedia poliziesca girata in punta di cinepresa. Chapeau!
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