Regia di Giacomo Gentilomo vedi scheda film
La promettente relazione tra un aspirante cantante e la sua fidanzata subisce un brusco arresto quando lui si invaghisce di una ballerina di varietà. La ragazza tenta il suicidio, ma viene salvata da un noto cantante lirico, più grande di lei, che rivede nella giovane la figlia recentemente morta. Quando l'ex fidanzato torna a farsi vivo, il cantante lirico diffida di lui.
Un discreto prodottino di mero intrattenimento, una pellicola scacciapensieri messa insieme con due idee e anche meno soldi a disposizione, nel corso della seconda guerra mondiale: inutile aspettarsi di più, giusto invece apprezzare il mestiere di Giacomo Gentilomo e dei suoi collaboratori tecnici e artistici. Il regista firma anche la sceneggiatura insieme ad Alessandro De Stefani, Dino Hobbes Cecchini e Tullio Pinelli; si tratta di un melodrammone a lieto fine cucito addosso a due nomi eccellenti per il pubblico melomane dell'epoca: Alberto Rabagliati e Tito Schipa. Nel cast compaiono inoltre Elena Luber, Lauro Gazzolo, Carlo Dapporto, Ernesto Almirante e Lucy D'Albert. Toni prevedibilmente pacati, nessun accenno neppure lontanamente equivoco, una conclusione pacificatoria e rasserenante, come d'altronde gli spettatori dell'epoca richiedevano; fotografia di Renato Del Frate, musiche di Gino Filippini, scenografie di Gastone Medin, montaggio di Ines Donarelli. 3,5/10.
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