Regia di Maya Deren vedi scheda film
Enigmatico, misterioso, allusivo, sfuggente, aperto a diverse interpretazioni il cortometraggio "Meshes of the afternoon" realizzato dall'ucraino-americana Maya Deren in collaborazione con il suo secondo marito Alexander Hammid. E' un cortometraggio di 14 minuti muto in cui una donna coglie un fiore su un viale di accesso, entra in un grazioso appartamentino dopo aver visto una misteriosa figura incappucciata con uno specchio al posto del volto e compie una serie di azioni dopo essersi addormentata che non sappiamo se siano svolte da sveglia o appartengano al vissuto onirico, anche se l'epilogo sarà poco rassicurante. E' un film chiaramente metaforico in cui non c'è una trama e non tutto quello a cui assistiamo può avere una spiegazione univoca e razionale. La Deren fa una sorta di riassunto delle avanguardie europee del muto aggiungendovi una cifra stilistica personale allucinatoria, estremamente angosciante, ma che in termini visivi si rivela di grande efficacia, con alcuni azzeccati leit-motifs come la chiave, il coltello, il fiore che accompagnano una progressione narrativa solo apparente, poiché in realtà l'andamento della vicenda è volutamente circolare. Con un titolo ugualmente allusivo che si potrebbe tradurre come "Le reti del pomeriggio" (reti da pesca? trappole?) il film cela abilmente dietro le immagini tutta una serie di riferimenti psicanalitici e potrebbe essere anche una rivendicazione della prigionia della donna che rischia di sprofondare nelle maglie della depressione, ma la Deren lascia aperta l'interpretazione con un linguaggio surreale che rimanda al Bunuel di "Un chien andalou" e al Cocteau di "Le sang d'un poete". Suggestivo, inquietante e di forte influenza sui cineasti futuri.
voto 9/10
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