Regia di Maya Deren vedi scheda film
L'arte concettuale è l'arte delle idee, di cui l'artista deve delineare la presenza. Ad indicare la presenza è il singolo elemento che si distingue dal contesto, che appare diverso o fuori posto, che trae la propria esistenza individuale dalla rottura dell'uniformità o della simmetria. Il pensiero prende sempre spunto da un particolare, e sono piccoli dettagli anche le tracce che ognuno di noi lascia dietro sé. In questo film, i giornali per terra e il telefono spostato sono gli indizi del passaggio di un essere, però non sono sufficienti a definirne la natura o identità: chi li trova può ricondurli ad un fantasma, alla persona amata, o anche a se stesso. E' il nostro stato d'animo a decidere che vólto dare a ciò che non conosciamo. D'altra parte le nostre convinzioni non sono la copia conforme dell'esperienza percettiva, ma sono solo ipotesi vincenti, le materializzazioni di speranze o di timori che prevalgono sulle altre possibilità. A priori nulla è escluso, e, soprattutto, nulla è più giusto o più vero. Il mondo esterno ci vede ugualmente bene in tutte le situazioni immaginabili: nel magazzino del tempo ci sono tante alternative versioni di noi se stessi e della nostra vita, però, istante per istante, noi ne scegliamo sempre e solo una.
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