Regia di Otar Ioseliani vedi scheda film
La mdp di Ioseliani è come un periscopio che osserva dall'alto il microcosmo di un "casermone" multifamigliare di un imprecisato paesino di campagna (o di un'anonima periferia di una qualche città dell'URSS che fu).
Innestato su una cornice onirico-surreale, il regista georgiano segue le vicende di una giovane coppia di innamorati nel cui appartamento, inizialmente spoglio, si aggiungono via via ogni sorta di beni materiali, la cui saturazione porta ad una repentina perdita del sentimento un tempo genuino e sincero. "Aprile" può essere, quindi, visto come una sorta di parabola, di racconto morale, in cui il progresso corrompe l'animo umano deturpandolo di quella sua purezza innata.
"Aprile" è un film muto (o quasi) dominato dai rumori e dalla musica. Il primo bisbiglìo fuoriesce dalle bocche dei personaggi solo dopo mezz'ora. In certe sequenze "accelerate" sembra quasi che il numero di fotogrammi sia di 16-18 al secondo (come nel cinema muto appunto).
La regia "periscopica" di Ioseliani è costellata da lente panoramiche, interrotte da repentini movimenti a schiaffo; da carrellate e zoomate improvvise; da inquadrature ferme, ma brulicanti di movimento, in cui i personaggi che entrano ed escono di scena ricordano il Tatì di "Play Time", anche se in maniera meno vorticosa.
L'attenzione per i rumori, il farfugliare più che il parlare, l'analisi dai toni leggeri ed ironici del microcosmo mondo, sono ulteriori indizi a conferma di come Ioseliani possa tranquillamente essere indicato come il cugino georgiano di Tatì.
Fortunatamente per Fuori Orario è passata qualche tempo fa la versione integrale da 45' e non quella mutilata da 30'.
"Aprile" rappresenta il debutto vero e proprio di Ioseliani dietro la mdp (in precedenza aveva girato due cortometraggi) nel 1961, anno in cui si diploma alla Scuola di Cinema VIGK di Mosca.
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