Regia di Bruno Podalydès vedi scheda film
Il limite nella fruizione di questo film è la ricerca di una storia che sembra iniziare con il misterioso striscione "uomo solo" messo sotto una finestra di fronte ad un palazzo di uffici ed, in particolare, ad un ufficio in cui ci sono tre impiegate che non sembrano avere molto da fare. Mi aspettavo che il film si svolgesse in funzione di questo elemento iniziale e su tutte le ipotesi sulla natura di quello striscione, un'invocazione di aiuto, un grido dalla solitudine, la ricerca di una donna. Invece è tutt'altro.
Il film è solo un pretesto per presentare la vita nel suo svolgimento in una serie di siparietti molto lunghi, l'ufficio delle tre impiegate, un giardino pubblico con una grande fontana, un maxi negozio brico. Il film deve essere visto solo così, come tante situazioni, slegate ed autosufficienti. Gli amici che si incontrano al parco e parlano della vecchiaia, il barbone che abita vicino alla fontana, la donna lasciata dall'amante e che litiga con lui nel parco, e poi l'interminabile e spesso esilarante clientela e commessi del centro brico. Il film in pratica è un contenitore di tutte questi siparietti. Prevale una umanità sola e in cerca di qualcuno, come il grido di aiuto dello striscione, e una solitudine che accomuna tutti.
Il film è popolato di ottimi attori, non è mai volgare, e ci sono quadretti molto divertenti.
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