Regia di Emanuele Salce, Andrea Pergolari vedi scheda film
Mi ha colpito l'umiltà e la tenerezza del tocco con cui Emanuele Salce, assieme a Andrea Pergolari, ha girato questo film documento, non recitando la solita parte del figlio che vuole a tutti i costi rivalutare un padre, ma facendolo dire agli altri senza mai forzare i toni, e quel suono educato della voce mi ha davvero colpito, compreso le varie scene che confermano questa mia impressione, girate nella strada intitolata al padre e dove nessuno sa chi è era. Un ritratto abbastanza insolito che fa vedere delle pieghe della sua vita al grande pubblico sconosciute, come quelle della prigionia, soltanto qualche volta menzionata , ma mai approfondita in pubblico; i rapporti familiari, le sue qualità di regista, che soltanto certi tecnici dal di dentro conoscevano. L'ironia è la base del suo discorso artistico fin dagli esordi, scegliendo un tipo di teatro da camera che lo ha visto all'avanguardia assieme a Alberto Bonucci, Vittorio Caprioli e Franca Valeri; un discorso artistico variegato, e come si dice nel film stesso, in avanti con tempi, nel senso, che fare l'attore, il regista, l'intrattenitore, insomma un uomo di spettacolo a cui non mancava niente era troppo, per un concetto provinciale di quel periodo in Italia e quindi ha dovuto forzatamente giocare al risparmio, sprecando le cartucce a disposizione per il solo fatto di dover vivere e quindi adattarsi a mettere da parte le idee ed i sogni, che solo nella prima metà degli anni '60 riesce a mettere in cantiere, ed a mettersi al servizio di comici di routine e sopravvalutati dal mercato.
Un film costruito con amore, ma senza sdolcinature
Ottimo storico di Salce, che ha saputo dare l'occhio diverso che ci voleva
Il figlio che partecipa con un affetto che non trasuda nessun luogo comune
Il figlio, che parla di un apdre, forse anche un po' distante
appare per quello che abbimao conosciuto, ma anche in trati che non sapevamo che avesse
Dovrebbe ringranziare non so quante volte al giorno che Salce abbia fatto in maniera giusta e pregevole il suo primo Fantozzi, se no oggi sarebbe un signor nessuno, e forse lo è los tesso.
Un ricordo dovuto, ci mancherebbe altro!
Affettuso ricordo, ma anche dovuta gratitudine
Sono saliti insieme dalla parte giusta
Acnhe lui riconoscente ed affettuso
La lettura di uan lettere di Gassman a Salce in Brasile, ci fa consocere i rapporti intimi dei due artisti
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