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La mano dello straniero

Regia di Mario Soldati vedi scheda film

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La recensione su La mano dello straniero

di jonas
7 stelle

Un ufficiale inglese di stanza a Trieste viene rapito da sconosciuti mentre sta per ricongiungersi con il figlioletto, che non vede da anni; il bambino lo cerca con l’aiuto di un’impiegata d’albergo, fra lo scetticismo della polizia. Un film misterioso, ambientato in una Venezia ben poco cartolinesca e intriso delle tensioni del dopoguerra: inevitabile considerarlo una versione in minore de Il terzo uomo, con cui condivide la presenza di Graham Greene in sede di scrittura e di Alida Valli e Trevor Howard fra gli interpreti; c’è anche un notevole surrogato di Orson Welles, nella persona di un medico che filosofeggia sul male e legge Il tramonto dell’occidente. Si fa un po’ di fatica a entrare nella storia, perché le spiegazioni vengono date col contagocce: reticenza dovuta non tanto alla volontà di creare suspense quanto a evidenti motivi di opportunità politica (non si parla mai apertamente di Jugoslavia, nonostante ci siano ripetute allusioni ai profughi istriani). Ma più che la vicenda spionistica, frettolosamente risolta negli ultimi minuti, interessa il personaggio quasi desichiano del bambino rimasto privo del sostegno dei genitori (la madre se n’è andata, viene detto a un certo punto) e costretto a contare solo sulla sua esperienza di boy scout.

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