Regia di Oren Peli vedi scheda film
A ben pensarci c’è la possibilità che la genesi (produzione/distribuzione) di questo mockumentary firmato Oren Peli sia piu interessante del film stesso, forse è un paradosso o forse no, ma piu ci penso piu me ne convinco.
Da una parte abbiamo la storia sorprendente di un progetto low budget nato quasi a livello amatoriale e destinato originariamente al direct-to video, un “filmino” all’apparenza innocuo che si trasforma in una macchina macina soldi, dall’altra una storiella di demoni scritta in modo elementare, girata con stile piatto e monocorde e con due protagonisti decisamente odiosi (soprattutto lui).
Eppure nel 2007 quando nei cinema esce Paranormal Activity è un botto di quelli grossi, sospinto da una micidiale campagna di marketing firmata Jason Blum (patron della Blumhouse e volpone di quelli grossi) il film è un treno inarrestabile che oltre a fare soldi scatena anche molte polemiche, in USA e nel Regno Unito esce con il divieto a 16 anni, in Italia non c’è nessun divieto ma la scelta scatena varie associazioni per la tutela dei minori, polemiche e isterie di massa che chiamano in causa persino l’allora ministro Bondi…e qui, un minuto di silenzio, grazie.
E tutto questo per cosa?
Per un film che mostra scene di feroce violenza? Per un opera splatter dove il sangue inonda lo schermo? Per una pellicola così disturbante da scatenare fughe di massa dai cinema?
Bè, su questo ultimo punto si può discutere visto che a quanto pare nelle visioni di prova qualcuno effetivamente fece piu di un salto sulla poltrona e lasciò la sala, ma a parte questi casi isolati a cosa si deve il clamoroso successo del film?
Io dopo averlo visto e poi rivisto (perche mi continuavo a ripetere che qualcosa ci doveva essere, per forza!), proprio non me lo so spiegare, e questa cosa non mi va giù, ma mi sa tanto che mi devo rassegnare.
Indubbiamente una buona parte del merito va a chi nel film ci ha creduto fin dall’inizio e quindi a Jason Blum, lo stesso Blum che quando lavorava per la Miramax si fece scappare Blair Witch Project e che anni dopo con il filmetto di Orel Peli ha l’occasione della vita per rifarsi con gli interessi (e dati alla mano ci riesce alla grande), notevole campagna promozionale, addirittura il nome di Spielberg tra i promotori e non solo (il regista fece cambiare il finale) e poi probabilmente il passaparola, quel flusso incontrollabile che spinge la gente, che poi spinge altra gente e così avanti, tutti in sala a vedere Paranormal Activity…perchè cavolo, fa una paura del diavolo!
E infine ci siamo arrivati, un film che mette davvero paura!
Questo è il punto che non mi torna e che sono convinto non mi tornerà mai, perchè con tutta la buona volontà io non mi sono spaventato nemmeno per un nanosecondo e so benissimo, da amante del genere, che la paura non è un emozione che unisce in modo uniforme, che lega gli uni agli altri in modo scientifico, non tutti abbiamo paura delle stesse cose.
Questo è pacifico, ma da modesto fruitore di un certo cinema so riconoscere che tipo di sensazioni si cerca di proporre, so inquadrare subito dove il regista vuole andare a parare, quali tasti vuole toccare, i fili che muovono certe corde in un film come questo si vedono lontano un miglio, chiunque abbia un minimo di esperienza nel cinema horror non può non vederli, ed è qui che il traballante castello di carte di Orel Peli viene a cadere.
Perché l’impianto narrativo è talmente elementare che il gioco non funziona, e se non bastasse la messa in scena spartana ci pensano i facili effetti sonori, i bisbigli, i rumori, la porta che si muove e poi sbatte di colpo, tutto ampiamente prevedibile, tutto scontato.
E poi c’è la flebile storiella, se il film lo hanno girato in 10 giorni a scrivere il plot non avranno impiegato piu di 3-4 ore, tempo piu che sufficente per delineare i caratteri dei soli due personaggi in scena, una coppia perseguitata da strani fenomeni che ha la brillante idea di filmare queste manifestazioni e documentare in video cosa succede.
A dire il vero la povera Katie (Katie Featherston) sembra molto spaventata, del resto la misteriosa presenza la tormenta da quando aveva 8 anni, è il suo ragazzo Micah (Micah Sloat) che si diverte un mondo, compra la telecamera, mette microfoni, sfida il demone (almeno cosi viene definito da un sensitivo chiamato in causa) a farsi avanti, in una scena involontariamente comica arriva addirittura a minacciarlo.
Ma in realtà per 3/4 del film non succede assolutamente nulla, sembra di vedere il filmetto di una coppia di amici un po schizzati che gioca con la telecamera e insegue un mostro invisibile, una presenza che non viene spiegata, alla quale non viene dato spessore e credibilità, con la scusa del mockumentary e della messa in scena essenziale nessun valore è dato alla parte narrativa, e cosi non si crea empatia con i personaggi, non si teme per la loro sorte e soprattutto non si ha paura delle manifestazioni demoniache, che tra l’altro prendono il sopravvento solo negli ultimi10 minuti.
Paranormal Activity da un punto di vista strettamente tecnico è un guscio vuoto, una pellicola assai mediocre che inspiegabilmente ha funzionato alla grande, e anche se io non riesco a comprendere i motivi di tale successo ne devo prendere atto, visto che si parla di un film costato la bellezza di 15 mila dollari che ne ha incassati quasi 200 milioni in tutto il mondo, generando l’ennesina ondata di sequel che per il momento conta altri cinque film.
Le vie per il successo cinematografico sono infinite, saperle individuare è certamente un talento che va riconosciuto, per cui tanto di cappello a Jason Blum che dal niente tira fuori milioni di dollari, Oren Peli con lungimiranza ne segue il percorso visto che dopo il successo di Paranormal Activity ha diretto solo un altro film Area 51 (altro mockumentary uscito nel 2015), preferendo poi buttarsi nel campo della produzione (Paranormal Activity 2/3, Insidius, Le streghe di Salem), insomma finchè il giochetto del costa 10 mila incasso 200 milioni funziona ho l’impressione che la macchina macina dollari continuerà il suo percorso, senza soste fino alla fine.
Voto: 4
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