Regia di Paul Greengrass vedi scheda film
Rispetto al Vietnam, la guerra in Iraq viene processata in tempo reale dal cinema statunitense. Da Redacted a The Hurt Locker passando per Fuori controllo e cose trascurabili come Brothers, il conflitto iracheno rimbalza sulla scena hollywoodiana offrendo l’immagine di un’industria viva in grado di ragionare politicamente senza ricorrere a schemi preconfezionati. Ogni riferimento al cinema italiano è assolutamente voluto. Paul Greengrass ritorna a lavorare con Matt Damon dopo l’exploit della saga di Bourne per mettere in scena il day after dell’entrata delle truppe Usa a Baghdad. La missione è trovare i siti delle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein. Con un ritmo e un montaggio frenetico, ma sempre limpido nella costruzione visiva dell’azione, il regista segue i militari che rischiano la pelle per un calcolo meramente politico. Il soldato Damon vuole vederci chiaro e si allea con la Cia (un Brendan Gleeson in versione realpolitik che non condivide la strategia presidenziale), inimicandosi il governo per il quale ha preso il fucile (rappresentato mefistofelicamente da un viscido Greg Kinnear). I rischi della democrazia da esportazione. Greengrass si conferma ottimo stratega nel bilanciare le componenti di un film che conserva negli occhi la frenesia di Black Hawk Down alimentata però da intrighi nelle stanze del potere tipici di 24. Rispetto al livore di De Palma e al furore della Bigelow, Greengrass opta per un approccio schiettamente settantesco. Viscerale e lucido, il regista tiene altissimo il tasso adrenalico che è pari solo alla sua chiarezza espositiva. Didascalico quanto basta per essere compreso da tutti, patriottico sino al midollo e proprio per questo dichiaratamente antigovernativo, Green Zone è una straordinaria lezione di cinema che resta impressa nello sguardo grazie anche a un folle inseguimento per le strade di Baghdad che si può annoverare sin d’ora tra i pezzi di cinema emblematici di questi anni. Green Zone è la exit strategy dall’Iraq di Paul Greengrass, un regista in sorprendente crescita costante.
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