Regia di Claudio Giovannesi vedi scheda film
L'immigrazione di seconda generazione esplorata con un trittico che ne racconta le difficoltà di integrazione. Tre episodi che stanno molto più dalla parte del documentario che della fiction (il modello di riferimento è più o meno La classe e c'è da domandarsi come abbia fatto Giovannesi a ottenere tanta autenticità e quante ore abbia dovuto girare per ottenere tanto verismo), tutti ambientati a Ostia, con protagonisti tre studenti del locale istituto tecnico Toscanelli. Nel primo un ragazzo rumeno diventa l'oggetto di discussione tra docenti e discenti per via il suo comportamento antisociale. Nel secondo una ragazza bielorussa è in bilico rispetto alla decisione se raggiungere il proprio fratello di sangue nel paese natale, conosciuto anni dopo essere stata adottata da una famiglia italiana. Il terzo è la prova generale di quello che in seguito sarebbe diventato Alì ha gli occhi azzurri: un sedicenne arabo vive in maniera conflittuale le imposizioni materne in materia di scelte amorose: sua madre infatti non vuole che il ragazzo si metta con una italiana e la lite è sempre dietro l'angolo.
Interessante spunto documentaristico dal piglio zavattiniano, con la macchina da presa a pedinare gioorno e notte i tre protagonisti, ma con esito un po' monocorde (ricorrono la scuola, gli ambienti, le età) per un film che ha comunque il merito di investigare la doppia anima di questi ragazzi che passano con disinvoltura dal vernacolo romanesco agli idiomi dei loro paesi d'origine.
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