Regia di Neri Parenti vedi scheda film
C’è un Christian De Sica in forma, nell’ultimo cinepanettone. Scorretto e piacione, come ci piace, volgare e burino. All’aeroporto intercetta l’ex moglie Sabrina Ferilli in partenza per le vacanze con la famiglia, e per salvarsi da un ricatto è costretto a spacciarsi per missionario laico in Angola. «Ma vaffangola», si sente dire. Sotto l’ascella ha una foresta nera: «È una voglia di fregna!», urla. Finisce ammanettato alla spalliera del letto, dopo un’avventura con due prostitute e con Massimo Ghini, che tiene botta, sia nelle battute che nelle gag visive. Detto questo, non si capisce allora perché Aurelio De Laurentiis continui a nascondere il film, prima del lancio, negando l’anteprima ai giornalisti, a cui semmai toccano i salti mortali per trovare qualcosa di cui (s)parlare. Dev’essere scaramanzia, quella di De Laurentiis, perché anche il 26esimo Vacanze di Natale si ripete in fotocopia, con i guazzabugli da avanspettacolo, la caciara coatta parolacciara, l’immancabile scena con la cacca. Per dire che non ci sono novità, ma anche che per fortuna non è ancora tempo per un nuovo corso simil-televisivo, ripulito: insomma, si paga per lo spettacolo promesso in locandina. Diventa semmai sempre meno importante la location, fatta eccezione per qualche scorcio natalizio posticcio, tanto che la scena californiana potrebbe essere Fregene a Ferragosto e non cambierebbe niente. Rispetto ai due anni precedenti (in crociera e a Rio) ci si annoia meno, senza l’incombenza del product placement. E perché allo spaesato De Luigi subentra la verve di Gassman e Tognazzi: la coppia di Teste di cocco, come dal titolo dell’ultimo film che li aveva visti insieme, dieci anni fa, è allegramente impegnata a ricalcare tutta una galleria di tic e manie, frizzi e lazzi dei rispettivi grandi padri. Pazienza se il loro episodio, in cui si contendono la Hunziker, è una debolissima pochade di corna e malintesi. È cinema artigianale (la fotografia è di Daniele Massaccesi, figlio di Joe D’Amato), popolare come una sagra della porchetta. Per questo anche indigesto.
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