Regia di Renato De Maria vedi scheda film
Liberamente tratto dal libro-diario "Miccia corta" di Sergio Segio, "La prima linea" di Renato De Maria è un lungometraggio coraggioso che parla di un periodo scomodo e difficile per il nostro paese ovvero quello degli anni di piombo. Dopo varie pellicole, più o meno riuscite, sull' operato delle Brigate Rosse, ecco il turno dell' altro movimento armato che terrorizzò l' Italia tra gli anni '70 e l' inizio degli anni '80. Dalla nascita in risposta alle stragi di stato sino al disgregamento in concomitanza della caduta del muro di Berlino, il film segue le azioni salienti del gruppo attraverso le gesta dello stesso Segio. Utilizzando una struttura non lineare, farcita di flashback ed immagini di repertorio, abbiamo modo di assistere ai primi cortei di protesta urlanti : "Pagherete caro, pagherete tutto!". Guidati dalla voce narrante del protagonista, veniamo poi scaraventati nel passaggio dalla forza della ragione alla ragione della forza ; ecco quindi le prime azioni di rappresaglia verso i padroni e le autorità in generale. In questo periodo Segio incontra la militante Susanna Ronconi e De Maria ne mette abilmente in scena la relativa storia d'amore in poche sequenze e scambi di battute che però trasudano una disperata passione, merito anche dell' efficace prova data dalla coppia Scamarcio/Mezzogiorno (lei è una sicurezza, lui inizia a farsi notare per qualcosa che non sia il puro aspetto esteriore). I due intraprendono assieme la lotta armata sino ad arrivare all' omicidio politico e proprio da lì inizieranno a sorgere i primi dubbi e ripensamenti che porteranno l' intero gruppo verso la fine ed il carcere. Un' opera asciutta, essenziale, che fa uso di azione e violenza ma senza abusarne (buona la sequenza dell' evasione), che non giustifica l' operato dei suoi protagonisti ma anzi lo mette in discussione tramite le ammonizioni di personaggi secondari come l' amico Piero : "Siete la prima linea di un corteo che non c'è" dice a Sergio nell' estremo tentativo di dissuaderlo dal compiere un atto estremo che può solo lontanamente intuire. Del resto, imboccata la strada senza ritorno, la stessa coppia Segio-Ronconi mostra i primi segni di rimpianto per l' impossibilità di condurre una vita normale : "E' giusto rinunciare alla propria umanità per un mondo migliore?". La risposta non può fermarsi al puro aspetto politico, il terrorismo non può e non deve essere giustificato ma non è questo l' intento del regista. Quello che ci offre è uno spaccato storico, magari romanzato ma pur sempre efficace di un momento oscuro della nostra storia contemporanea, un momento in cui confusione, malcontento, rabbia e furore la facevano da padrone. E torna il monito non dimenticare.
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