Regia di Carlo Verdone vedi scheda film
Carlo Verdone mi piace quando accantona, e lo ha fatto spesso, le macchiette per dar spazio a commedie che non puntano semplicemente alla risata spinta, ma che invece sono sorrette da diversi messaggi, mostrando varianti se non proprio profonde, nemmeno troppo banali.
Qui ci riprova e ci riesce almeno in parte, non raggiungendo uno dei suoi risultati più convincenti.
Il buon Carlo è un sacerdote in missione che ritorna dall’Africa dopo tanto tempo e con mille dubbi al seguito.
Torna per cercare un aiuto, un semplice consiglio; bene non li avrà da nessuno, o almeno non in maniera diretta.
Infatti la sua famiglia è disgregata; suo fratello e sua sorella (quando si dice che la facciata pulita non è sempre sintomo di reali qualità) non hanno alcun rapporto col padre se non quello legato prettamente alla sua eredità per cui vedono solo del marcio nel suo rapporto con la badante Olga.
Quando questa mancherà farà la sua comparsa la figlia che entrerà subito nelle simpatie dell’anziano; sembra poco raccomandabile e i figli cercheranno di smascherarla per riprendersi l’immobile del padre, ma come si sa spesso l’abito non fa il monaco per cui la vicenda prenderà altre rotte fino al lieto, ma non completamente, finale.
Commedia simpatica, la sceneggiatura non è propriamente densa ed alcuni momenti sono un po’ stanchi, ma le risate non mancano (per quanto raramente copiose), grazie soprattutto al Carlo Verdone attore, il cui personaggio si ritrova a fare i conti con mille problemi, e a tutto il cast di supporto, davvero vario e valido con gli attori al posto giusto.
C’è spazio per tanti problemi che ci attanagliano quotidianamente; dalla catatonica difficoltà di poter esprimere i propri disagi (il sacerdote ci prova con tutti, ma non ci riesce con nessuno), ai pregiudizi sugli altri (quando poi si è i primi a doversi fare un bell’esame di coscienza), all’invadenza spesso portata solo dall’interesse personale, ma poi, in fondo, siamo sempre capaci di venirne fuori in qualche modo.
Forse è per questi motivi che è piaciuto tanto al cinema, forse pure troppo, perché in fondo non cavalca affatto le mode, magari gira un po’ a vuoto ogni tanto, ma almeno ha un’idea di cinema e si vede che dietro c’è anche una sincera spinta personale (come ci fa intuire la dedica a fine pellicola di Carlo Verdone al padre).
Nel complesso mi sarei aspettato qualcosa di più, ma il risultato è comunque gradevole, anche se un po’ troppo discontinuo per essere ricordato tra i migliori lavori del regista romano.
Orchestra in maniera egregia un cast nutrito e si sfrutta piuttosto bene come attore.
Purtroppo non mancano momenti un pò stanchi sui quali poteva di certo inventarsi qualcosa di meglio.
Nel ruolo ci sta abbastanza bene, credo sia una delle prime volte che mi ha, almeno parzialmente, convinto (anche perchè l'ultimo film che avevo visto con lei è l'inguardabile "Il caso dell'infedele Klara" dove rispecchia appieno il film).
Mi è piaciuto il suo personaggio, poi, a fare la parte della vittima a cui tutto va sempre storto trovandosi in mezzo ad un sacco di problemi, è decisamente collaudato, con tanto i tic e frustazioni annesse.
Si vede che recita, ma anche che è brava nel farlo..
Poche scene, ma quando rivede nel sacerdote il marito sconparso è fortissima.
Un bel personaggino, fotografia dell'Italietta di oggi, che ben rappresenta.
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