Regia di Leonardo Pieraccioni vedi scheda film
Voilà, se De Sica & C. ogni anno timbrano il cartellino delle feste, Pieraccioni se la prende un pò più comoda e un anno sì ed uno no passa la mano e più pigramente realizza un film per gli spettatori che tutto sommato lo premiano, ponendolo tra i maggiori incassatori della stagione. Si è già detto più volte che il mondo pieraccioniano, fatto di tanta gente alla buona, storie d'amore con buffonate da oratorio, nomi pittoreschi che dovrebbero,si pensa, nelle intenzioni, già avviare il pubblico sulla via del sorriso pieno è tipo quei paesaggi da souvenir rinchiusi in una bolla di cristallo, di "quelle che a girarle, viene giù la neve"(citazione da Baglioni, mi si conceda...).Dalle goliardate con gli amiconi di sempre, il fortunato Leonardo sembrerebbe via via voler prendere licenza, far entrare nel proprio immaginario roseo e senza quasi peccato temi come omosessualità, famiglie allargate e primi bilanci di un ex-ragazzo avviato alla maturità:però la coppia gay che si battibecca ne "La boutique del cannolo gioioso" (letteralmente), la vicina rustica che fa sedute spiritiche tra una cicca e l'altra, il rivale in amore e nuovo partner dell'ex-moglie che fa il domatore di circo e parla un napoletano marcatissimo sono macchiette,e non personaggi. E il cabarettista bravo a tenere il palco non è mai diventato interprete, vedere la scena in cui, molto teoricamente, sta la morale del film, e il protagonista rivendica il coraggio degli "uomini normali", in una sorta di monologo assai balbettante ed insicuro (faceva altrettanto il padre tranviere con il figlio in "Bronx", ma con altra incisività e sostanza, d'altra parte lì c'era DeNiro, qui no) che lascia affiorare tutte le pecche recitative del commediante. Insipido e a tratti anche uggioso, il filmetto gravita nella propria allegorica bolla di sapone, confidando nella simpatia degli spettatori per il regista e attore:almeno fin quanto dura.
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