Regia di Gennaro Nunziante vedi scheda film
Non riuscendo a sfondare come cantante in Puglia, la terra dove è nato, ed essendo stato lasciato dalla fidanzata, il trentenne Checco Zalone decide di tentare la fortuna al Nord. Stabilitosi a Milano presso l'abitazione del cugino omosessuale (Abbrescia), Checco non sembra trovare una sorte migliore ma alla fine le cose prenderanno la strada sperata.
Basta confrontare il film di Gennaro Zunziante sul tema del meridionale trapiantato a Milano con Totò, Peppino e la malafemmina (passando per il terrunciello di Abatantuono) per constatare in quale abisso sia finito il cinema comico italiano nel giro di 50 anni: il reclutamento arriva ormai soltanto dalla televisione (Zalone esce da quel programma di infimo livello per anime angeliche senza grandi pretese che è Zelig), la comicità verbale riesce a fare appello soltanto sul registro triviale mentre quella mimica si riduce a qualche contorsionismo da elettroshock, con luoghi comuni sparati in tutte le direzioni: i polentoni sono tutti leghisti ottusi e i terroni tutti rozzi e parassiti dello Stato. Comicità becera e corriva, non distante da quella di Pieraccioni, che la dice lunghissima sullo stato di salute del cinema comico italiano e sui suoi spettatori che fanno file sempre più lunghe al botteghino per vedere film come questo.
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