Regia di David Lean vedi scheda film
Algido come la sua protagonista (la spigolosa Ann Todd allora moglie del regista) “L’amore segreto di Madeleine” è un film girato da David Lean nel 1949, che si ispira a un celebre e chiacchierato caso giudiziario dell’era vittoriana.
Ambientato a Glasgow nel 1857 e utilizzando frequenti flashback, è una storia racconta ricorrendo alla voce narrante fuori campo che ricostruisce una vicenda (un melodramma che si tinge delle fosche tinte del giallo) che ha al suo centro la figura di Madeleine Smith (la Todd, appunto) ammirata figlia di un ricco mercante che – innamoratasi di un giovane francese povero e ambizioso (Emile L’Angelier interpretato da Ivan Desny) non esita ad incontrarlo segretamente nella sua casa e a regalargli la sua verginità..
Quando per le pressioni paterne la ragazza accetta di sposare un uomo del suo stesso rango, L’Angelier minaccia di rendere pubblica la loro relazione, ma morirà (avvelenato con l’arsenico) qualche giorno dopo quello che si ritiene sia stato il suo ultimo incontro con la ragazza.
Accusata di essere stata lei ad uccidere l’amante, Madeleine viene arrestata e subirà un clamoroso processo che non riuscirà però ad approdare ad una acclarata verità.
Nemmeno Lean - e tantomeno i suoi sceneggiatori Stanley Haynes e Nicholas Phipps - scelgono una tesi conclusiva “certa”, né la suggeriscono allo spettatore (il primo piano della donna su cui si sofferma la macchina dal presa è ambiguo quanto basta a mantenere il dubbio). Il regista si limita così a raccontare i fatti (compreso l’andamento del processo) seguendo i classici stilemi del filone investigativo, rimanendo praticamente e volutamente neutrale fra i “colpevolisti” e gli “innocentisti”, sicuramente più interessato a mettere in evidenza i conflitti interiori gli aneliti di libertà di una donna che – in assoluto anticipo sui tempi – cerca a suo modo di andare oltre alle rigide convenzioni sociali dell’epoca tentando (inutilmente) prima di affrancarsi dall’autoritarismo tradizionale del padre, e poi di liberarsi dall’ambigua passione che la lega al suo amante.
La finezza figurativa che caratterizza le opere di ambientazione vittoriana, è perfettamente rispettata, nel senso che la cornice è accuratissima come ambientazione, costumi e clima generale, così come scrupoloso ed encomiabile è il lavoro svolto per suggerire il sottofondo psicologico della vicenda, ma non è certamente una delle migliori prove del regista, forse troppo concentrato a fornire alla moglie un passaporto divistico verso la celebrità (che arriverà puntuale, ma soltanto in Inghilterra).
Diligente ed accademica, è insomma un’opera che va poco oltre la sufficienza.
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