Regia di Richard Eyre vedi scheda film
L’inizio è intrigante, e fa pregustare un altro bel drammone a tinte forti come il precedente Diario di uno scandalo: un marito e una moglie felicemente sposati, seduti al tavolo di un ristorante, discutono sulla possibilità di innamorarsi di qualcun altro; dopo una lunga ellissi temporale lei non c’è più e lui fa una scoperta che gli cambia la vita. Dopo di che il film accumula una serie di situazioni sempre più ridicole, prima solo nei dettagli (es. un’investigatrice dichiara di non poter fare certe ricerche illegali, ma cambia idea mezzo secondo dopo senza motivo apparente) e poi nel corpo stesso della storia: gli scacchi sono una metafora troppo scontata, Banderas nei panni del seduttore mefistofelico sembra la caricatura di sé stesso, non è verosimile che una persona normale racconti i dettagli dei suoi affari di letto al primo conosciuto. E tutto sfocia in un finale insensato: una volta scartata la soluzione cruenta, una volta fatta consistere la vendetta nello svelamento delle miserie umane del rivale, cosa c’entra quella specie di appendice celebratoria della defunta, durante la quale si trova anche il tempo di riconciliarsi col proprio genero? È un gioco al massacro da cui tutti escono senza essersi fatti nemmeno un graffio.
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