Regia di Kon Ichikawa vedi scheda film
La vera storia di Kenichi Horie ha dell'incredibile e rimane ancora oggi straordinaria. Come l'Alex "Supertramp" di Into the Wild anche Kenichi è stanco della società in cui vive, sebbene sembri non esserne consapevole. La sua passione per la navigazione, la sua solitudine (non ha amici ad esclusione di un cane...), la sua determinazione contro il volere dei genitori, contro l'obbligo dello studio, hanno l'aspetto della più tipica ribellione generazionale, solamente liberata da qualsiasi teoretica a priori. Con il solo ausilio del vento riuscirà nell'impresa di attraversare il Pacifico, da Osaka a San Francisco, in 94 giorni, senza alcun tipo di supporto. Quella che all'inizio sembra essere più una fuga dal Giappone, dalla famiglia e dalla società patriarcale in cui vive, dal lavoro, dallo studio, diviene con il passare delle settimane la ricerca di qualcos'altro, un viaggio romantico attraverso la natura selvaggia, un "romanzo di formazione", un atto di ribellione. Ichikawa lavora sulla frammentazione temporale della storia secondo una logica "emotiva", riuscendo quindi a trasmettere allo spettatore tutte le ansie, le aspettative, le delusioni e le soddisfazioni, la solitudine e le piccole-enormi difficoltà di una simile impresa. Una pellicola epica ma anti-retorica, sempre più attenta al lato psicologico e intimo del protagonista che non ad altri elementi più avventurosi e convenzionali. Assolutamente splendido l'uso del formato panoramico (35 millimetri, 2,35:1), spettacolare e larghissimo, e che lascia tuttavia intravedere solo una parte dell'immensità dell'Oceano.
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