Regia di Lasse Hallström vedi scheda film
Il cane si affeziona al suo padrone chiunque esso sia. Ma certi si affezionano di più.
D'accordo, non è un grande film, ma pure non si può dirne troppo male, secondo me. E poi non ci ho trovato quella melassa hollywodiana così fastidiosa. Tecnicamente direi che è abbastanza buono, e si sente che dietro la macchina da presa c'è una mano europea, e non Chris Columbus qualunque. Percepita la diversa impronta, mi sembra insomma che le riprese e il ritmo funzionino abbastanza. E le soggettive dell'animale fatte in quel modo sono un'idea originale.
Quanto al resto, bisogna accettare che il protagonista assoluto è il cane, e che per questo le persone attorno si muovono sullo sfondo e vengono mostrate con superficialità. E' l'animale su cui si concentra tutta l'attenzione della regia e della sceneggiatura. Del quadrupede viene mostrata soprattutto la sua affezione per il padrone, e la sensibilità dei suoi sensi, che lo portano a percepire un pericolo quando gli esseri umani non lo vedono. A questo proposito, nelle soggettive del cane vengono a tratti mostrati elementi che non compaiono nelle altre riprese. Ad esempio quando il ragazzo inciampa in giardino, sembra che l'animale veda come degli archi ad altezza del piede sparsi tra l'erba. L'interpretazione è molto discutibile, ma è originale.
Quanto a Richard Gere, si può dire che l'attore sia ben calato nella parte e che s'impegni. Non ha quell'aria distratta e svogliata di altre volte, di quando cioè gli mettono in mano qualche copione improponibile, ma putroppo lui ha già firmato. Per fare quello che deve fare - cioè il padrone del protagonista - lo fa bene. E la scena chiave nell'aula universitaria è secondo me ben diretta e interpretata.
Sì, si poteva fare di meglio, e il cane è un po' umanizzato, specie nel finale. Tuttavia il film secondo me se la cava, e tocca più da vicino chi ha o ha avuto un cane.
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