Regia di Lasse Hallström vedi scheda film
Il tono è dolcemente favolistico, però è necessario tenere sospesa la propria incredulità per novanta minuti per bersi che nel mondo non esiste la cattiveria.
Non è per niente semplice non essere stucchevoli quando si narra una storia strappalacrime, specie se tratta da un vissuto reale. Ma quella dell'adorabile cane Hachi è così toccante che Lasse Hallström non ha nemmeno bisogno di appellarsi al ricatto emotivo (che purtroppo sopraggiunge col montaggio dei ricordi felici del padrone un attimo prima dell'ultimo respiro) affinché lo spettatore introietti la contentezza o l'apprensione del docile animale. Di suo, il regista di Stoccolma ci mette, infatti, la propria bravura nell'attribuire ad Hachi lo status di un vero personaggio, al pari di un umano. Peccato che la sua regia sia flaccida, povera di movimento e da prodotto televisivo (le soggettive in bianco e nero sono banali). E va bene che il tono è dolcemente favolistico (quasi natalizio, vista la fitta presenza di neve), però è necessario tenere sospesa la propria incredulità per novanta minuti per bersi che nel mondo non esiste la cattiveria e che tutti sono buoni come il docente di musica di Richard Gere, il ferroviere di Jason Alexander o il venditore ambulante di panini di Erick Avari. Malgrado tali difetti, la forza di un amore che travalica perfino le barriere della vita e della morte (la bestiola intuisce la terribile verità, ma la rigetta titanicamente) scalda il cuore. Il film in verità è un remake del giapponese Hachiko Monogatari. Scritto da Stephen P. Lindsey.
Nelle musiche di Jan A. P. Kaczmarek domina il timbro malinconico degli archi e del pianoforte.
♥ Film DISCRETO (6) — Bollino VERDE
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