Regia di Radu Mihaileanu vedi scheda film
Per Radu Mihaileanu, la rinascita dell’ex Unione Sovietica passa attraverso l’autoironia, espressa in una forma tanto incisiva quanto sensibile, che pone in luce gli errori e le colpe del regime comunista senza brandire l’arma della rabbia, bensì accarezzando soavemente il dramma. Il gruppo di esuli sovietici, ex musicisti del Bolshoi, che, a trent’anni di distanza, si ritrova per suonare Ciajkovskij in un teatro parigino, sovrappone alla memoria della persecuzione, della privazione degli averi e della dignità, l’antica fiamma della solidarietà: quello spirito di uguaglianza, di pace e di reciproco aiuto che il socialismo reale propugnava a livello teorico, ma tradiva sanguinosamente nella pratica della politica. Negli orchestrali, diversi per religione ed appartenenza etnica, è ancor vivo l’orgoglio nazionale, il senso di una grandezza culturale che, da un glorioso passato, li accomuna e li mette in sintonia, trasformando le diversità in un variegato sistema di consonanze. A dare il la è un tesoro che essi portano dentro di sé, a legarli è una storia travagliata che ha creato esperienza, ed una durissima lotta che ha dato i suoi frutti: resistenza è ciò ha permesso ad ognuno di loro, nonostante tutto, di traghettare intatta la propria identità di un tempo attraverso le avversità degli ultimi decenni. Solo in questo modo è stato possibile, ad un violinista tzigano ridotto a vivere di espedienti, ad un anziano trombettista ebreo divenuto asmatico, ad un violoncellista abbandonato dalla moglie e costretto a guidare le ambulanze, riprendere il filo di un concerto interrotto, nel lontano 1980, per una rappresaglia del governo di Leonid Breznev.
La nuova libertà di stampo occidentale è un caotico ed informe mulinello, in cui la povertà e la ricchezza si sbizzarriscono con effetti ugualmente pittoreschi (vedi la chiassosa incursione degli zingari sul palcoscenico e la pacchiana coreografia del matrimonio del magnate). Tuttavia, la storia insegna che l’indisciplina e il disorientamento sono soltanto il primo, superficiale sfogo della ribellione: gli animi, fuggiti in ordine sparso, finiscono sempre per tornare indietro, per raccogliersi intorno all’idea da cui sono partiti insieme. L’armonia nasce dalla confusione, in cui le note inizialmente stridono e si affollano, prima di trovare il modo di allinearsi in una melodia: a tal fine occorre concordare una tonalità ed un ritmo, secondo cui modulare i propri slanci individuali, esattamente come l’esempio di un martire e il ricordo di un eroe offrono un condiviso modello di riferimento verso cui convogliare le tante, spontanee adesioni ai valori di una fede.
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