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Il concerto

Regia di Radu Mihaileanu vedi scheda film

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La recensione su Il concerto

di barabbovich
10 stelle

La carriera di Andrei Filipov (Guskov), ex direttore dell'orchestra del Bolschoi di Mosca, venne stroncata all'epoca di Bresnev, quando l'uomo si oppose all'allontanamento degli ebrei dall'orchestra. Trent'anni dopo Andrei, che nel frattempo è rimasto in organico come uomo delle pulizie, ha l'occasione per il grande riscatto: trova un fax inviato da Parigi che invita l'orchestra del Bolschoi per un concerto, raduna una cinquantina di musicisti e parte sotto l'egida organizzativa di un impresario nostalgico del comunismo.
Come per il fortunato Train de vie, il regista Radu Mihaileanu, ex autista e poi assistente alla regia di Marco Ferreri, arpeggia sul registro grottesco per raccontare una storia al centro della quale non c'è soltanto l'antisemitismo, ma anche una rilettura sarcastica e beffarda di una delle stagioni peggiori della storia della Unione Sovietica, con l'aggiunta di eloquenti frecciate alla tracotanza dei nuovi magnati (la trovata delle comparse reclutate per i matrimoni è esilarante). Lo spunto di partenza è ancora una volta quello di un capolavoro intramontabile come Vogliamo vivere! e quello narrativo ricorda moltissimo un piccolo film italiano, Machan. Mihaileanu innesta su una sceneggiatura perfetta venata di toni picareschi, con tanto di elemento misterioso legato alla giovane primo violino dell'orchestra (Laurent), una miriade di trovate comiche e un ritmo incessante che culmina nella scena madre del concerto, una sequenza da manuale di riprese in campo e controcampo.

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