Regia di Radu Mihaileanu vedi scheda film
Avevamo lasciato Mèlanie Laurent distesa a terra in una cabina di proiezione di un cinema in fiamme, a Parigi. Pensavamo fosse morta. Invece eccola, languida e spigolosa a fare da perno inconsapevole ad una vicenda di comunisti, musica classica e sberleffo etnico. Commedia e dramma si attorcigliano come amanti contaminandosi a vicenda delle rispettive passioni, il regista Radu Mihaileanu aggiorna il suo Train de Vie aggiungendo vagoni di umanità vociante di riso e pianto, colorata delle tinte di un Chagall e leggero come i suoi amanti, sonante del vibrare eterno della musica di Tchaikovsky.
Il concerto è un sogno infranto dal razzismo di stato di Breznev che spezzò le ali al famoso direttore d’orchestra Andrei Filipov del teatro Bolshoi che si rifiutò, venticinque anni prima, di licenziare i musicisti ebrei.
Nella Russia contemporanea Filipov lavora sempre per il suo Bolshoi ma retrocesso alle pulizie, rovinato per la sua fedeltà alle persone prima che agli ideali. L’intercettazione di un fax con l’invito da parte del teatro Chatelet di Parigi della prestigiosa orchestra russa gli offre l’occasione del riscatto, una menzogna necessaria ed etica che metta giustizia alla storia, alle proprie vicende personali e ai suoi amici musicisti, costretti a soffocare la passione della musica nell’umiliazione di una vita da emarginati.
La passione brucia ma non consuma, cova come le ceneri in attesa di un refolo di vento per sviluppare la propria energia. Il vento che risveglia l’ardore di Filipov e dei suoi amici soffia verso l’Occidente dove ancora lo ricordano come un maestro, verso Parigi sognata e temuta, idealizzata come la sponda sicura che accoglie la salvezza del naufrago e vecchio teatro di amori e musica.
Mihaileanu realizza una storia assurdamente irresistibile come solo i regimi totalitari e ottusi possono generare. Ci butta dentro tutto, ne Il Concerto, con la stessa passione e incoscienza con la quale i musicisti, spacciandosi per l’orchestra del Bolshoi, calano sulla capitale francese come turisti di un'altra galassia in visita al pianeta terra. Così la commedia cala nell’ironia del disincantato sguardo sulla Russia, paese pezzato di imbarazzanti nostalgie comuniste e gangster cafoni che ostentano potenza in feste di sorprendente pacchianeria. Zingari colorati e chiassosi che ricordano le comunità slave di Kusturica, dipingono una ex potenza mondiale in balia di organizzatissimi truffatori. Picchi di grottesco sorprendono senza stonare, l’esondazione nell’assurdo è salvifico e giustificato dalle intenzioni puramente goderecce del regista e autore, capace però di offrire tra trovate esilaranti e un ritmo sostenutissimo un equilibrio miracoloso tra autoironia, comicità pura e dramma, una risata aspra su un mondo globalizzato e cialtrone ma capace ancora di emozionarsi per la comunione d’anime che la musica sa officiare.
Gli ultimi venti minuti sono memorabili, coraggiosi e spiazzanti. Tutto il film è coscientemente sopra le righe, eccessivo e leggero per poi sublimarsi nella realizzazione vera e propria del Concerto per Violino e Orchestra di Tchaikovsky, nel quale Mèlanie Laurent è primo violino e protagonista inconsapevole di una storia d’amore che svelerà il suo senso durante il concerto stesso. L’esecuzione viene mostrata per intero così da collimare lo sguardo dello spettatore in sala a quello del pubblico a teatro, da questo momento le parole non servono, i movimenti di macchina di Mihaileanu diventano fluttuanti tra spartiti e direttore d’orchestra, strumenti e sguardi. Lo schermo è pieno solo della potenza della musica, la scalcagnata combriccola di musicanti non esiste più, il montaggio alternato apre squarci in flashback su un passato doloroso, uno strappo lungo venticinque anni che la musica nota dopo nota ricuce e salda. Fine del concerto, fine del film e ci si sorprende realmente commossi e scossi con il cuore in tumulto che racconta di un’emozione potente che gli occhi rossi, al riaccendersi delle luci, tradiscono.
Film bellissimo da gustare assolutamente in lingua originale, se possibile. Si eviterà così di sorbirsi il demenziale doppiaggio che la distribuzione italiana ha appioppato alla pellicola. Nel film i russi parlano come l’Ivan Drago avversario di Rocky così che “il cuncierto” e “le mie informazia” suonano come un insulto all’intelligenza dello spettatore. Per coerenza i parigini avrebbero dovuto parlare come l’ispettore Clouseau, cosa che non avviene. Questa patetica pratica del doppiaggio ha da finire, qualcuno faccia qualcosa.
In omaggio al delirante doppiaggio italiano del film inserisco la recensione de Il concerto in lingua russa, analogamente doppiata:
Recenzia di bolscioi filma “Il Cuncierto”
Filipov fa pulizia in Bolscioi teatra ma ani e ani di tanto prima lui direttuore di orchestra di noi madre Russia più importante. E lui bravo si, lui giovane si, lui adorato. Ma lui amico di suonati ebrei e ebrei non ha tanto bene in madre Russia di Breznev. E lui caccia di strada tuti quanti che poi fanno lavori che non fa musica.
Ma poi Filipov truova fax che dice “vieni Parigi con musica, vieni di orchestra Bolscioi noi paga bene” e Filipov trova amici vecchi ma che musica fa con anima.
E tuti parte, Filipov e amico ciccione con barba che guida ambulanza che fa ride, hahaha che ride.
E parte tuta orchestra di amici ebrei per cuncierto in capitale di Francia.
E tuto cinematografo ride di pelicula per grande, come dire voi…. casino…di musica di nuon fatta molto bene, tutti in fuoranza come balconi di dacia, tuti beve vodka e grande problema con amministrazia di teatra di Parigi.
Poi viene signurina Laurentieva di Parigi che io ricorda in Parigi in pelicula di americano Tarantino dove ancora ebrea fa bolscioi culo a nazi con fuoco, e io pensa morta di fuoco invece signurina salva e batte forte cuore di ammirazia e fascinazia che ha strumento per mani graziosa e suona con anima con compagno Filipov del di più grande compagno Tchaikovsky, il Cuncierto di Violino.
Capito io che storia deve essere fai ridere, devi fare buffo come quell’altra di ebrei in treno finto, ma anche fai ridere devi avere un filo che tu segui (io non sai spiegare bene, mi scusa per mia lingua non parla bene). Qua non hai visto nessun filo. E’ tuto casino di ridere hahahah che ride e fine di bolscioi cuncierto di occhi ruossi di commozia come bandiera di vecchi cuompagni di comune comunista.
Ma ride è bene, leggerazia di anima e sorriso di me è bene per tutta giuornata.
Solo io non capisce perché amica Italia prende pelicula di noi che fa ride in nostra lingua di Russia, canciella tuto e mette su altra lingua di noi che parla la lingua di Italia storpiaza in lingua di Russia. Ma in testa amica Italia ha caviale scaduto di prima di perestroika? Ha cierviello vinto gita premio di Siberia con punti Conad?
Per amica Italia bolscioi lingua di Russia è quella di Ivan Drago di prede pugni di Rocky ma io garantisce amica Italia che compagno russo parla compagno russo normale, non fa ride. Capito io chi parla fa ride in pelicula di bolscioi casino ma perché compagni di amica Francia non parla lingua di Italia storpiaza di lingua ispettore Clouseau?
Così rabbia e delusia bolscioi per amica Italia che io fa mia recenzia di bolscioi pelicula di “Il Cuncierto” di lingua di Ivan Drago come hai fatto doppiamento su pelicula di amico Mihaileanu. Cusì impara.
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