Regia di James Ivory vedi scheda film
VOTO : 5,5.
Niente da fare, ancora una volta James Ivory, regista tra i più raffinati a cavallo degli anni ottanta e novanta, conferma di aver perso per strada il suo tocco e confeziona un altro film che lascia tantissimi dubbi.
Soprattutto la narrazione pare davvero rallentata e poco coesa, mentre solo un certo garbo non può tenere perfettamente in carreggiata tutta l’operazione.
Omar Razaghi (Omar Metwally) ha intenzione di scrivere la biografia di Jules Gund, autore scomparso, e per far questo ha bisogno dell’autorizzazione dei suoi famigliari.
Quando la risposta è no, vola nella tenuta della famiglia Gund in Uruguay nella speranza di far cambiare loro idea.
Scoprirà subito che si tratta di una famiglia stravagante, nella quale Adam (Anthony Hopkins) pare fin da subito ben disposto, Arden (Charlotte Gainsbourg) si invaghisce presto di lui, mentre Caroline (Laura Linney), l’ex moglie di Jules, pare essere irremovibile.
Ma il tempo, e nuove circostanze, potrebbero mescolare le carte in tavola.
La storia raccontata possiede alcune coordinate apprezzabili (sul versante sentimentale), anche altre meno devo aggiungere, ma il passo con cui tutto il racconto viene gestito, ovvero compassato, non permette di avere una base solida e così le, non troppe, occasioni in cui i personaggi s’intersecano creando legami più stuzzicanti (vedi l’amore tra Omar e Arden) finiscono comunque col risultare meno efficaci, perché non indentificabili come il culmine di un crescendo, ma “solo” come eventi estemporanei.
Rimane una certa eleganza formale che sfrutta un’ambientazione semplice, ma che al contempo odora sentitamente di lontano, per luoghi ma anche per tempi, mentre il cast, per quanto limitato da un contesto piuttosto piatto, offre comunque il suo contributo (soprattutto da parte di un rilassato Anthony Hopkins).
In tutto questo anche il finale lascia un po’ distanti (con quell’incontro ad un’opera di due personaggi non proprio principali che pure poco, o niente, avevano legato in precedenza), leggermente meglio il prefinale anche se il “nuovo” incontro d’amore poteva essere cesellato senza dubbio meglio (l’iniziale respingimento ed il successivo riavvicinamento quasi istantaneo non è proprio il massimo della vita).
Insomma ritengo questo “The city of your final destination” un lavoro piuttosto debole, assemblato senza grandi slanci e senza la capacità di rendere indimenticabili i momenti clou (che ci sarebbero anche loro).
Asfittico.
VOTO : 5,5.
Non riesce a donare al racconto la giusta fluidità ed armonia.
Passo troppo compassato e non gli basta un tocco mediamente elegante per risollevarsi del tutto.
VOTO : 6,5.
Rilassato, leggero e leggiadro.
Semplice, ma efficace, molto piacevole da vedere.
VOTO : 6.
Ruolo non approfondito a sufficienza.
Lei comunque piuttosto piacevole, ma anche lontana dal meritarsi menzioni particolari.
VOTO : 5,5.
Un pò sottotono, accusa il contesto più di altri (anche perchè in alcune scene può fare ben poco per non naufragare).
VOTO : 6.
Più o meno sufficiente, luci (non troppo luminose) ed ombre (non troppo buie).
VOTO : 6.
Pienamente sufficiente.
VOTO : 6+.
Personaggio ondivago, lei però non mi è affatto dispiaciuta, almeno ci ha messo carattere.
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