Regia di James Ivory vedi scheda film
Oggi, il cinema di Ivory è un cinema di sensazioni e di atmosfere. Il racconto passa in secondo piano, quel che resta del suo cinema, in una parola sola, è stile. Ma non si tratta di stile fine a se stesso, autocompiacimento verso un cinema raffinato e ormai fuori dal tempo. The City of Your Final Destination è l’affermazione di un autore che procede imperterrito per la propria strada. Non importa in che direzione vada il cinema, Ivory impone la propria cifra stilistica che va oltre lo sguardo patinato e malinconico delle sue pellicole.
Perché il cinema di Ivory, oggi, è resistenza. Il microcosmo al centro della vicenda è un nucleo di rifugiati in fuga da un mondo in cui non si riconoscono più. Possono essere esuli russi a Shanghai (La contessa bianca) o la progenie di un’antica e ricca borghesia ebrea rifugata in Uruguay da un’Europa in fiamme. Ectoplasmi che cercano di sopravvivere ricreando un mondo che ormai appartiene soltanto alla loro memoria. In questo consiste la loro resistenza e quella di Ivory risiede nella riproposizione, per contrasto, un cinema e un’ambientazione raffinata e delicata con uno stile ormai distante al gusto dei più.
Tutti i personaggi sono in divenire, solo apparentemente prigionieri di sé stessi e del crepuscolo (dorato?) in cui hanno scelto di vivere. Caroline troverà una nuova realizzazione, Omar completerà sé stesso e scuoterà Arden, Adam e Pete troveranno nuovi stimoli per il loro amore dolce e delicato, persino Deirdre crescerà, segno che anche un mondo decadente e crepuscolare può stimolare e smuovere gli animi. Cosa che il cinema di Ivory riesce ancora a fare.
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