Regia di Nicolo Donato vedi scheda film
L'esordiente Nicolo Donato, danese di origini italiane, si assicura il Marco Aurelio d'oro del Festival del cinema di Roma con una storia d'amore omosessuale in stile Brokeback Mountain diretta con molto mestiere e un cast formidabile, ben raccontata, ma piuttosto corriva. Non sembri azzardato, ma al di là della diversa entità dei danni provocati, l'espediente narrativo di Brotherhood non è diverso da quello di Totò un turco napoletano: infila un "diverso" nel posto sbagliato e vedi cosa succede. Siamo lontani anni luce dalla sensibilità di film come Boys don't cry o XXY e in molte occasioni il film appare furbetto e compiaciuto, mostrando una particolare inclinazione verso la bordata emotiva e il sensazionalismo.
Lasciato l'esercito, Lars (Lindhardt) si lascia reclutare da un gruppo di neonazisti che picchiano gli omosessuali e brutalizzano gli arabi. Tra lui e il suoi mentore Jimmy (Dencik) scoppia un'inaspettata passione, che inevitabilmente avrà ripercussioni drammatiche, data l'indole dei loro compagni di merende.
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