Regia di Alessandro Angelini vedi scheda film
Alza la testa - titolo che deriva da un'espressione del gergo pugilistico - è una prova di bravura di Sergio Castellitto. Partita vinta, in questo senso, anche se il film di Angelini, già autore di L'aria salata, parte bene e dà un senso anche alla frase del titolo. Il realismo suburbano della prima mezz'ora, pur con qualche piccolo scompenso narrativo, rende bene l'idea di un'Italia periferica che frequenta palestre e locali da gente normale, che lavora perché ha la fortuna di avere ancora un lavoro. Purtroppo, dopo la cesura rappresentata dalla morte del ragazzo, il film prende una piega francamente incomprensibile, mostrando il protagonista che cerca di rintracciare la persona che vive grazie al cuore di suo figlio e poi comincia a perseguitarla.
Le avventure che capitano da questo momento in avanti sono davvero poco credibili, così come la descrizione di personaggi che sembrano vivere sotto vuoto spinto. Quello del transessuale cardiopatico e trapiantato che a un certo punto si fida del suo stalker non appare degno della sceneggiatura di un film di Serie A. La difficoltà di dare ad Alza la testa uno sviluppo plausibile e un finale credibile spinge Angelini su una china che lo porta a vanificare le buone premesse e l'ottima prova dell'attore protagonista, bravo fino alla sgradevolezza.
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