Regia di Alessandro Angelini vedi scheda film
Premio come miglior attore per Sergio Castellitto al Festival di Roma 2009. D’altronde il suo Mero, padre di borgata, ignorantissimo e ottuso, cuce sulla propria fisicità e sul suo volto tutta la stoffa di un buon terzo del secondo lungometraggio di Alessandro Angelini. Del primo, L’aria salata, s’era detto, sobrio ed essenziale riuscito esordio. Ma è in Alza la testa che, in una notte di pioggia, il talentuoso regista nostrano cade per la voglia di strafare. L’esordio è commovente, storia incentrata sul rapporto tra un padre e un figlio (ancora una volta) tutta giocata su un ring, che è metafora della vita. Una felicità narrativa che purtroppo dura poco. Lorenzo, il figlio, muore (e con lui il film), e il racconto tira in ballo un accumulo di temi dimenticandosi dei precedenti. Eutanasia, trapianto di organi, immigrazione: sovrapposizione di personaggi e drammi che arrivano troppo tardi, sconclusionati e retorici. Il solito problema di scrittura che non può essere risolto da, pur bellissimi, piani sequenza. Sa girare bene Angelini, ben dirigere gli attori. Macchina a spalla che insegue nervosamente i personaggi, personalità da vendere e uno stile europeo. Ma capiremo mai che non basta?
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