Regia di Stefania Sandrelli vedi scheda film
E così fu che anche la veterana Stefania Sandrelli fece il grande salto passando dietro la macchina da presa; buonissime le intenzioni, apprezzabile l’impegno di tutti, però il risultato non fa certo urlare al miracolo (a meno che non si consideri tale il fatto che in fondo non sia nemmeno poi così terribile).
Cristina (Amanda Sandrelli) conosce la miseria quando diventa prematuramente vedova e si trova ad crescere due figli in un mondo medieval (Francia, 1400) governato esclusivamente dagli uomini.
Nel suo peregrinare si farà conoscere per la sua capacità di mettere insieme versi poetici, ma proprio per questa sua qualità sarà osteggiata da personaggi rilevanti con i quali finirà con lo scontrarsi apertamente.
Il punto focale dell’opera è significativo, ovvero è rappresentato da una donna che sfidò i pregiudizi sociali in nome dell’arte (e senza paura), purtroppo la pellicola ha la forma, e con essa i tempi, da fiction televisiva e questo difetto di base la penalizza parecchio.
Questo nonostante una certa cura nella ricerca delle location (tutte o quasi trovate nel Lazio) e la volontà di base che però non riesce certo a smuovere mari e monti.
Il tenore complessivo rimane infatti come soggiogato dall’alto, manca l’impeto nelle azioni (anche in quelle per natura più forti) così quelli che dovrebbero essere i punti di svolta (e ce ne sono diversi) diventano anche quelli che presentano i maggiori scricchiolii.
Ed anche gli interpreti sono da un lato ordinati (e ben disposti), ma non riescono a scrollarsi di dosso la patina generale (la Sandrelli ce la mette tutta ma non fa faville, mentre il più a suo agio appare Alessandro Haber), mentre il tema musicale portante, per quanto certamente gradevole, viene ripetuto strenuamente dall’inizio fino alla fine.
Finale poi poco più che abbozzato, con uno scontro di parole che poi non avviene (peccato) ed un incontro inaspettato in vesti però poco calorose.
Un lavoro quindi privo di mordente, dagli ideali altissimi, realizzato anche con sincero impegno, ma pregno soprattutto di difetti, più o meno evidenti.
Debole.
L'impegno e le nobili intenzioni non si discutono, ma la regia avrebbe dovuto offrire maggior pathos e scuotere maggiormente un'andamento troppo spesso blando.
Il genere non richiede certo regie incredibili, ma si poteva procurare meno torpore senza troppa fatica.
Rimandata.
Ordinata e volonterosa, ma un personaggio fortemene voluto avrebbe avuto bisogno di ben altro impeto.
Appena sufficiente.
Ruolo trattato piuttosto male, ma anche lui ci mette del suo.
Abulico.
Sostanzialmente in parte, si dimostra a suo agio e fa ciò che gli è possibile.
Sufficiente.
Un paio di comparsate da vecchio saggio.
Abitudinario.
Ruolo che non richiede molto anche se la presenza in termini di minuti è importante, però la sua prova è onesta e sincera.
Sostanzialmente piacevole.
Nei limiti del possibile è dignitoso.
Dall'alto della sua giovane età non lascia una traccia particolare (nemmeno sul finale quando il suo personaggio ha un momento degno di nota a livello narrativo), per quanto la colpa sia probabilmente più da ricercare altrove.
Come per Naomi anche lui non può che rimanere sullo sfondo senza grosse chance di rivalsa.
Non fa comunque intravedere doti particolari.
Il suo è un personaggio negativo poco sviluppato.
Poco convincente.
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