Regia di Giorgio Diritti vedi scheda film
Nell’autunno 1943 la vita della comunità contadina di Monte Sole, vicino a Bologna, viene travolta da una feroce rappresaglia nazista. Il film si pone fra l’Olmi di L’albero degli zoccoli (nella descrizione dei ritmi lenti della società agricola, e in particolare nella scena dell’uccisione del maiale) e i Taviani di La notte di San Lorenzo (come lì, la gente cerca rifugio dentro la chiesa e si ritrova in trappola), ma si mantiene a rispettosa distanza dai modelli. La prima parte è troppo lunga e poco coinvolgente; va meglio nell’ultima mezz’ora, quella dedicata alla strage, raccontata senza compiacimenti estetizzanti. Tutto sommato è ben scelto anche il punto di vista: quello della bambina muta, drammaticamente costretta a crescere e a prendersi cura del fratellino, che diventa il possibile germe di un futuro diverso. Insomma, un compitino svolto discretamente ma non un capolavoro: continuo a non capire tutto questo entusiasmo di critica e pubblico nei confronti di Diritti, che è certamente un autore onesto ma fa un cinema troppo terra terra. Una piccola curiosità: leggendo con attenzione i titoli di coda si scopre che “l’uomo che verrà” è in realtà un neonato di sesso femminile.
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