Regia di Adam Green vedi scheda film
Non è necessario sforzarsi più di tanto per rinnovarsi, cercando per forza la variazione che scosti (o elevi) il prodotto filmico dalla (sopra la) media, per riuscire a realizzare un horror dignitoso.
Basta quella “semplicità artigianale” che tanto ha caratterizzato il genere soprattutto nei mitici anni ’80, i cui schemi e stilemi (nei ristretto campo del genere in questione, ovviamente) vengono qui omaggiati con intelligenza.
Mentre il plot oscilla tra “Hostel” (2005) e “Venerdì 13” (1980), a rendere il film un piccolo gioiellino sono una manciata di camei memorabili (Englund su tutti), il gusto “camp” dell’intera operazione, ma soprattutto l’abbandono del digitale a favore di effetti speciali splendidamente artigianali come non si vedeva da tempo.
Un ritorno al passato per la gloria del miglior splatter (qui particolarmente pesante), puro intrattenimento (senza inutili pretese e con moltissimo humor) per i (soli) fan dell’horror.
Una chicca, ma evitare l’orribile sequel.
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