Regia di Michael Mann vedi scheda film
Andiamo a scuola di thriller con Michael Mann
Will Graham ( William Petersen) ha tirato i remi in barca dopo la cattura del dottore antropofago Hannibal Lektor ( non Lecter, proprio Lektor); emotivamente scosso ha deciso di darci un taglio. Il suo ex collega Crawford ( Dennis Farina) gli chiede di scendere nuovamente in campo per catturare un altro serial killer. Graham , dapprima riluttante, promette a se stesso di non lasciarsi coinvolgere troppo nell'indagine...
Thriller torbido in ogni fotogramma, malato come il suo protagonista, Will Graham, ex detective ora profiler , ossessionato da quelli a cui da la caccia, Manhunter è un capolavoro di pericolosa intensità, divorato com'è da un indagine incalzante che non conosce tregua: un gioco di specchi tra cacciatore e preda, dove i punti di vista si ribaltano senza soluzione di continuità, in un mix fra realtà ed incubo.
Il film ha il merito non solo di portare si schermo per la prima volta Hannibal Lecter ( reso poi celebre da Hopkins nel "Il silenzio degli innocenti") , ma introduce con circa 25 anni di anticipo la figura del tracciatore di profili , figura poi resa pop, quasi sexy dalla stragrande maggioranza delle produzioni di cinema e tv, ma qui no. Oh, qui no.
Graham è sensorialmente su un altro pianeta, divorato come dall'interno da un urgenza morale ed impellente, che lo spinge continuamente sull'orlo dell'abisso, e che lo porta a sacrificare ogni legame affettivo.
Petersen diamine buca proprio lo schermo, nella prova più significativa della sua carriera, spalleggiato da uno stuolo di comprimari di tutto rispetto ( Brian Cox , Dennis Farina, Stephen Lang, Joan Allen) e da un antagonista che mette i brividi, ottimamente caratterizzato da Tom Noonan ( chissà perché usato poi quasi sempre in produzioni minori - compare però in una particina sempre con Mann in "Heat- la sfida"), andato per l'occasione a scuola di serial killer.
Mann sfilaccia continuamente la personalità dei caratteri, ribaltandone gli stereotipi con una semplicità che passa quasi inosservata.
"Frammenti di un omicidio", pur essendo lontano dalla frenesia dei moderni thriller, incolla letteralmente allo schermo dalla prima all'ultima inquadratura, perforando l'anima ogni volta che il protagonista guarda in camera.
Film enorme.
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