Regia di Ken Russell vedi scheda film
Al suo terzo cortometraggio in due anni (anche se l'esordio del 1956, Knights on Bikes, non venne completato), Ken Russell realizza una deliziosa allegoria religiosa (il senso del peccato, l'espiazione delle colpe, la confessione) sospesa amabilmente tra gli scarti della fantasia e la sacralità più rigorosa, un'operina talmente riuscita ed efficace (e già contenente, in nuce, alcuni dei temi più ricorrenti nel cinema di Russell) da rivelarsi un clamoroso trampolino di lancio per la carriera del regista inglese, da lì in poi subito gratificato da una collaborazione (quasi decennale) con la BBC. Amelia and the Angel racconta con delicatezza di toni e una leggerezza di stile che dona al film una grazia quasi innaturale per il carattere evidentemente amatoriale del progetto, il dramma della piccola Amelia (interpretata da una travolgente Mercedes Quadros, nove anni, figlia dell'ambasciatore uruguayano a Londra), a cui viene affidato il ruolo di angelo in una recita natalizia: disobbedendo alle disposizioni ricevute dall'insegnante, decide di portare a casa dopo la lezione di danza le sue ali da angelo. La macchina da presa di Russell ne segue il peregrinare per le strade e la accompagna al treno che la condurrà a casa, dove viene accolta dal fratellino. Che, ovviamente, nota subito le ali e pensa bene di trafugarle per giocarci, finendo puntualmente col danneggiarle in maniera irreparabile, per la disperazione di Amelia. Piange, prega (Russell si era appena convertito al cattolicesimo, tanto da riuscire a farsi produrre il film dal Catholic Film Office di Londra), poi esce di nuovo per le strade, girando tra le bancarelle di un mercato alla forsennata ricerca di un rimedio, scovando prima il cane di un circo, inseguito vanamente, che indossa un paio di ali quasi identiche alle sue, e poi una donna con anche lei un paio di ali gigantesche sulla schiena. Dopo averla seguita, entra nella sua abitazione, dove, in maniera del tutto inaspettata, riuscirà finalmente a risolvere il suo problema. Ammantato dai chiaroscuri del pregevole bianco e nero firmato dallo stesso Russell (la cura dei costumi è affidata, invece, alla moglie Shirley Kingdom, novella sposa e dalla quale il regista avrà cinque figli, fino al divorzio nel 1978, mentre la suggestiva colonna sonora accompagna i commenti della voce fuori campo del narratore dividendosi tra musiche di carillon ed indiavolate melodie di organetti, fino al suggestivo Bach del meraviglioso e gioioso finale) e sorretto da un ritmo trascinante, il film compie un notevole scarto drammaturgico nelle sequenze conclusive, rivelando tra l'altro, nel finale, evidenti debiti con la lezione cinematografica espressionista, omaggiata durante l'ingresso di Amelia nell'abitazione della donna con le ali.
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