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Intervals

Regia di Peter Greenaway vedi scheda film

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La recensione su Intervals

di kotrab
10 stelle

Il mondo pieno di meraviglie ed inesorabilità di Peter Greenaway è già in nuce nei numerosi corti e mediometraggi degli esordi, prima della sintesi nell'universo dei gloriosi lungometraggi, in creazioni che sono meteore dense di materia.
Intervals è il primo film che l'autore ritiene importante nel suo cammino (è posto tra Five Postcards from Capitol Cities ed Erosion): a Venezia Greenaway riprende immagini atipiche della città con una cinepresa Bolex, brevi sequenze fisse in bianco e nero di muri lungo le strade, di passaggi di persone e traghetti. L'acqua non si vede, se non per due brevi inquadrature: a PG interessa l'uso strutturale che può fare dei mezzi che ha a disposizione.
La Bolex impone un breve lasso di tempo per filmare (17 secondi, per cui PG stabilisce un intervallo sicuro di 13 secondi). Il 13 allora diventa con i suoi multipli l'asse portante dell'architettura del film, nel tempo, nella cornice organizzativa dell'alfabeto, nel montaggio. La materia ripetuta assume inoltre altre connotazioni tramite tre diverse colonne sonore: prima un secco metronomo, poi l'alfabeto, infine una combinazione di parole e musica (inserti dal Concerto per flautino RV 443 e dall'Autunno dal celebre Cimento dell'armonia e dell'inventione del veneziano Antonio Vivaldi).
Il cinema di PG è arte allo stato puro già qui negli esperimenti formali più apparentemente oscuri, è creazione ed elaborazione molto vicina ai procedimenti musicali (sviluppo delle potenzialità di minimi materiali tematici "grezzi"). 10

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