Regia di Woody Allen vedi scheda film
Manhattan è il segno che la maturazione del cinema alleniano è arrivata ad un punto tale da riuscire a fondere i miti che più lo hanno influenzato.
“Manhattan” di Woody Allen torna sul grande schermo.
Sicuramente in tanti stavano aspettando questo momento e ben trentotto anni dopo, a seguito di un'attenta restaurazione, torna nelle sale italiane una pietra miliare della storia del cinema, rigorosamente in lingua originale con sottotitoli in italiano.
Nel 1975, “Annie Hall” aveva inaugurato un filone in cui Allen non si occupa più della semplice commedia che lo aveva caratterizzato fino a quel momento. Lasciando il suo solito timbro satirico e di sottile umorismo, riesce a creare un tris di film consecutivi di stampo più sentimentale.
In ordine cronologico, Allen sfornò “Annie Hall” nel 1975, “Interiors” nel 1978 (meno conosciuto e anche meno fortunato) e “Manhattan” nel 1979.
Manhattan appunto è il segno che la maturazione del cinema alleniano è arrivata ad un punto tale da riuscire a fondere i miti che più lo hanno influenzato. Pensiamo ai fratelli Marx, a Buster Keaton, a Fellini, a Bergman, a Cechov, tutti presenti in questo capolavoro senza età.
Nel monologo iniziale è riposta tutta l’essenza della pellicola. Già da lì possiamo coglierla e renderci conto che alla fine tutto si ricollegherà a quel monologo introduttivo.
Allen costruisce un'opera che descrive perfettamente la società in cui vive, con l'ipocrisia e il degrado morale che la fanno da padrona, ma tutto ci appare sempre molto leggero e velato, come ci ha abituato ormai il vecchio Woody. È questa l'abilità di Woody Allen, riuscire ad affrontare temi impegnativi aggiungendo il suo tocco da umorista sapiente, concetti che molti altri registi ci presenterebbero sotto forma di mattoni indigeribili.
La fotografia è un tocco di classe. Manhattan a colori non sarebbe stato lo stesso film che vediamo oggi, anche con le stesse identiche inquadrature, anche con i medesimi dialoghi, anche con lo stesso esatto numero di frame, Manhattan a colori non avrebbe avuto magia.
Il bianco e nero blocca il tempo, estrapola la Manhattan di fine anni settanta e la rende universale. Essa resta un luogo imperituro, immune da ogni corruttibilità, come se i sali d'argento si fossero impressi sulla pellicola per sempre. Manhattan è quella e lo sarà per sempre.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta