Regia di Nacho Vigalondo vedi scheda film
4 personaggi e 3 location, non serve di più per sviluppare un'ottima idea e un "cattivo imperfetto"; che si ritrova all'improvviso in un thriller, che svolta verso l'horror e diventa infine fantascienza.
Non serve nient'altro che 4 personaggi e 3 location, per sviluppare magistralmente un'idea semplice e trasformarla in un ottimo prodotto. E il tutto funziona molto bene: pur intuendo come andrà a finire; il film riesce, anche grazie all'ottimo montaggio, a tenerti incollato allo schermo.
Vigalondo ci mostra per ben tre volte la stessa serie di avvenimenti, ma da tre punti di vista differenti e il regista spagnolo al suo primo lungometraggio, qui anche interprete, è bravo a evitare le insidie che questo sistema di sbalzi temporali nasconde, rimanendo sempre coerente. Il sistema riguardante i viaggi nel tempo appunto fila liscio senza intoppi e sbavature, con un'attenzione particolare per i dettagli che ho molto apprezzato ed il tutto risulta credibile (per quanto possano essere credibili i viaggi nel tempo); anche se, fin da subito, ci si chiede come tutto sia cominciato.
Un valore aggiunto è la fotografia fredda, che esalta all perfezione l'ambientazione selvatica e isolata e accentua il senso di timore che lo spettatore prova. Questa continua apprensione è favorita anche, soprattutto nelle fasi iniziali, da un protagonista insolito ed imperfetto, che sembra sempre sul punto di soccombere.
Le musiche non sono tra le più originali; ma comunque sono anch'esse funzionali a creare la giusta atmosfera.
Inoltre la pellicola risulta interessante anche per la sua capacità di toccare più generi differenti: parte come un thriller, salvo poi trasformarsi in horror e svoltare alla fine verso il fantascientifico.
Secondo me il film raggiunge a pieno il suo obbiettivo; infatti alla fine ci si sorprende, un po' inebetiti, di fronte ai titoli di coda a chiedersi: "cosa ho visto?" e a cercare di tornare con la mente indietro per rimettere al loro posto tutti i dettagli.
Ultima nota di merito per il dialogo che chiude con ironia i bagordi temporali di Hector:
"Ma perchè devo impedirgli di rientrare?"
"Perchè così ti prendi qualche schiaffone!"
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