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Time Crimes

Regia di Nacho Vigalondo vedi scheda film

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La recensione su Time Crimes

di pazuzu
6 stelle

Il paradosso: è questo il nodo del primo lungometraggio dello spagnolo Nacho Vigalondo, croce e delizia, pregio e difetto di una pellicola affascinante ma imperfetta.
Si parte con Hector, uomo sposato di mezza età, che, dopo aver avvistato con il binocolo una bella ragazza spogliarsi nel bosco, va a cercarla finendo inseguito da un uomo con la testa completamente fasciata armato di forbici; datosi alla fuga finisce in un laboratorio che sembra uscito pari pari da uno sci-fi degli anni '70 dove un tecnico (interpretato dallo stesso regista) lo induce a rifugiarsi in una vasca che è in realtà una macchina del tempo.
Da questo momento la storia si va progressivamente complicando, e lo spettatore è chiamato a seguire ogni evoluzione della trama con la massima attenzione per non perdere il filo che porta gli eventi a sovrapporsi ripetutamente: eventi ristretti in un lasso di tempo breve e ben definito, all'interno del quale il regista si muove con discreta abilità, ripercorrendoli in lungo e in largo da molteplici angolazioni, seminando indizi ad ogni inquadratura (talvolta fin troppo chiarificatori) e ponendo l'accento di volta in volta su dettagli diversamente utili a svelare aspetti più o meno centrali dell'enigma.
La suddivisione del tempo in piani narrativi lineari e sovrapposti e la conseguente (ri)costruzione dei fatti per incastri hanno quindi un loro senso e raggiungono il loro scopo nel finale. Ma solo fino ad un certo punto, o meglio, solo a partire da un certo punto: perché il paradosso da cui il film ha avuto inizio resta tale, togliendo nerbo alla "scientificità" e alla coerenza di tutto ciò che segue. Infatti, pur mostrandosi esauriente e prodigo di dettagli nel rendere accessibile il meccanismo apparentemente complesso (paradossale) attraverso cui i singoli accadimenti si completano, Vigalondo rinuncia totalmente a spiegare perché e soprattutto quando gli stessi hanno cominciato a verificarsi: descrive (esaurientemente) le conseguenze omettendo però di chiarire le cause, laddove quei quando e quei perché dovrebbero essere le prime domande a cui dar risposta affinché un intreccio di questo tipo possa dirsi compiuto, salvo delegarla a presunte interpretazioni metafi(lo)s(of)iche buone per tutte le stagioni.
Quindi, pur essendo complessivamente buona l'atmosfera creata, volenterosa seppur acerba la regia, e valida la prova del protagonista Karra Elejalde nel rendere credibile l'evoluzione nei comportamenti del proprio personaggio, Los cronocrímenes resta un film intrigante ma fondamentalmente sconclusionato, un esercizio di stile godibile ma velleitario che paga inevitabilmente dazio alla scelta (pigra) di rinunciare a dare un senso compiuto al tutto anziché solo ad una parte, risolvendo brillantemente tutti i paradossi tranne uno, il più importante: quello originario dal quale l'intera storia si sviluppa, e per colpa del quale, di fatto, risulta inesorabilmente falsata in partenza.

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