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I'm a Cyborg, But That's Ok

Regia di Chan-wook Park vedi scheda film

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AndreaVenuti

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La recensione su I'm a Cyborg, But That's Ok

di AndreaVenuti
9 stelle

I'm a Cyborg, But That's Ok è un film sudcoreano del 2006; scritto (insieme a Seo Gyeong-jeong), diretto ed ideato da Park Chan-wook.

Il film ha ottenuto diversi riconoscimenti internazionali tra cui il premio Alfred Bauer al Festival di Berlino del 2007 oppure il premio per la miglior sceneggiatura al Sitges Festival del 2007.

 

Sinossi: Young-goon (Im Soo-jung) è una giovane operaia addetta alla catena di montaggio; la ragazza soffre di un disturbo psichico ,dovuto ad un passato burrascoso (la seprazione forzata dalla nonna) il tutto amplificato dalla sua condizione lavorativa astraente, a tal punto da credersi un cyborg; per questo motivo dopo aver rischiato di suicidarsi involontariamente, viene rinchiusa in un istituto psichiatrico dove conoscerà Park Il-sun (Jeong Ji-hoon meglio noto come Rain)...

locandina

I'm a Cyborg, But That's Ok (2006): locandina

Park Chan-wook subito dopo aver ultimato la sua celeberrima "Trilogia della vendetta",  si butta a capofitto su un progetto completamente diverso: I'm a cyborg è un film un sperimentale ed originale in cui tuttavia sono pur sempre presenti alcuni marchi di fabbrica del regista come la regia ricercata ed elaborata (ci torneremo a breve) passando per una serie di personaggi soli ed emarginati, abbandonati da tutti ad un destino infausto e triste.

 

Il film di Parch Chan-wook è alquanto stratificato sia nella messa in scena sia nei contenuti; un'opera dove trovano spazio una serie di velenose accuse a particolari istituzioni sociali; in primis il regista critica senza mezzi termini alcuni trattamenti psichiatrici brutali e dannosi come l'elettroshock.

Nel corso del film una dottoressa affermerà con un sorriso beffardo stampato sulle labbra di praticare con nonchalance tale tecnica su di una paziente, la quale al termine del "trattamento" perderà completamente i suoi ricordi, oppure la stessa protagoista Young-goon subirà l'atroce terapia ed il tutto viene mostrato senza omissioni o fuori-campo, anzi il regista induce con alcuni particolari raccapriccinati atti ad evidenziare l'efferatezza e l'inumatità di tale tecnica, eseguita non da un sadico serial killer ma da dottori e specialisti del settore sanitario.

 

Il regista inoltre attraverso l'incipit del film mette in scena l'alienazione dell'operaio in catena di montaggio, un vero e proprio automa ormai spesonalizzato e disumanizzato, a tal proposito nessuno interromperà il suo lavoro per aiutare la giovane Young-goon agonizzante a terra per essersi tagliata le vene.

 

Sempre con un approccio velato e metaforico Park Chan-wook si scaglia contro il feroce capitalismo che opprime i deboli, nello specifico un personaggio secondario afferma di amare il ping pong poichè al contrario della realtà: «Nel ping pong uno deve sempre ricevere dopo aver dato, non esiste un ping pong in cui dai soltato».

La genialità di questa sequenza risiede anche nel fatto che viene inserita in modo no-sense, dal momento che viene detta da un personaggio completamente folle; dopo tutto come disse Sigmund freud «il pazzo è un sognatore sveglio».

Detto questo I'm a Cyborg è soprattutto un'opera che affronta con delicata dolcezza e visionarietà estrema la mente umana di persone affette da psicopatia, persone con un'anima e con sentimenti molte volte isolati e mortificati; pensiamo a Park Il-sun, un ragazzo che ha una paura ossessiva di scomparire. Park emerginato e abbandonato dalla madre, non è risucito a superare questo trauma infantile ma nonostante ciò lotta per la sua sopravvivenza.

Intrigante ed eccentrica è anche la relazione tra Young-goon ed Park Il-sun; un amore leggiadro, libero e pervaso da un autentico e singolare romanticismo; pensiamo alla commovente e bizzara sequenza in cui il giovane costruire un "riso-convertitore" per la sua amata, salvadole così la vità.

I'm a Cyborg si contraddistingue anche per una regia incredibilmente elaborata come confermato a partire dall'interessante incipit che ci mostra un frangente della giornata lavorativa di Young-goon.

Park Chan-wook confeziona la sequenza con carrellate, dettagli ravvicinati  e montaggio serrato, il tutto per enfatizzare la subordinazione del personaggio di fronte un lavoro così alienante inoltre il regista gestisce con estrema originalità diversi livelli diegetici in cui si sovrappongono differenti piani temporali (flashback, costante del cinema di Park Chan Wook, pensiamo ad esempio a JSA: //www.filmtv.it/film/28235/joint-security-area/recensioni/885818/#rfr:none).

 

Ne corso del film Park Chan-wook ricorrerà a diversi tecnicismi degni di nota mai fuori luogo, dunque zoomate improvvise, panoramiche a schiaffi, soggettive diversificate e long take con steadicam oppure macchina a mano arricchiranno la messa in scena. 

Le sequenze degne di nota sono tantissime tra cui pensiamo al soliloquio in cui la protagonista si interroga su quale sia lo scopo della sua vita; qui il regista opta per un paino sequenza con steadicam iniziando con un movimento di camera selettivo verso il volto della giovane, poi si passa ad una carrellata verticale dall'alto verso il basso e per finire abbiamo movimento estensivo con l'asse della camera rivolto verso il basso. Sequenza complessa un po' come l'animo della ragazza.

Splendide anche le scene in cui la giovane "uccide" i vari infermieri e dottori (realtà distorta a causa del disturbo della ragazza); massacro brutale ma completamente differente da quanto visto nella "Trilogia della vendetta" con Park Chan-wook che opta questa volta per uno stile ultra-pop con una rappresentazione della violenza assai spettacolare e folle, il tutto unito ad un accompagnamento sonoro estremamente allegro.

Singolari e surrealiste anche le sequenze riguardanti alcuni personaggi secondari ed è qui che che troviamo l'unica pecca del film, se così si può dire; ossia il regista doveva o tagliare alcune cose oppure alllungare (di poco) il minutaggio approfondendo alcuni aspetti inerenti a questi personaggi.

 

Film sperimnetale di Park Chan-wook che dimostra ancora una volta il suo enorme talento non per forza legato a crime-movie violenti; I'm a Cyborg è un film che esplora la mente umana senza pregiudizi sulla follia, consigliatissimo.

 

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